Nuova voce a sostegno della richiesta di dimissioni da parte dell’assessore Massimo Polledri. Dopo il Partito Democratico piacentino questa volta è il turno de L’Atomo Arcigay, che in una nota ha sottolineato quanto segue.
Apprendiamo tramite la rivista online “Gayburg” e Facebook che l’esponente leghista e neuropsichiatra infantile Massimo Polledri, assessore alla cultura, al turismo e allo sport del Comune di Piacenza, ha scritto sui social media ad un suo collega di Pisa, Manuel Laurora, intenzionato a proporre di “vietare in pubblico i baci gay” (con profilo social invaso da foto sessualmente esplicite e commenti sessisti verso le donne) di imitare Piacenza ed uscire dalla rete Ready. Ne deduciamo che l’uscita dalla rete antidiscriminazione è stata una ritorsione nei confronti delle persone LGBT.
La nostra città, scesa molte volte in piazza contro ogni forma d’odio, non può accettare comportamenti come quelli dell’assessore Polledri basati su credenze personali (noi diremmo “infondati e faziose” per chi ha posizioni antiscientifiche sull’omosessualità). Peraltro tali frasi sono in palese contrasto con le motivazioni di uscita dalla rete addotte all’epoca dell’uscita dalla rete stessa.
Riconoscendo le diverse sensibilità in merito all’interno della Giunta e nella maggioranza in Consiglio comunale, chiediamo che vengano prese le distanze dalle esternazioni dell’assessore Polledri.
Chiediamo inoltre le dimissioni per omofobia manifesta.
Grave e allarmante sarebbe da parte della Giunta avallare tali comportamenti, non prendendo posizione e sarebbe ancor più allarmante per la credibilità e la serietà politico istituzionale della sindaca di fronte al suo elettorato e agli abitanti della città.
Direttivo L’Atomo Arcigay Piacenza
Famiglie Arcobaleno Piacenza
Anche Non Una di Meno aderisce alla nota di cui sopra.
Già in passato Polledri si era reso protagonista di dichiarazioni molto discusse. A La Zanzara, su Radio24 dichiarò: “L’omosessualità è una condizione di infelicità che può essere reversibile». «È una situazione di identità sessuale distonica. Non è una malattia ma in quella situazione si può stare male e qualcuno si rivolge a uno psicologo: tre su dieci poi sono stati meglio, ne traggono beneficio. Se i miei figli fossero gay non sarei contento – continua Polledri a Radio 24 – sarebbe come se mia figlia mi dicesse mi faccio suora o mi sposo con un marocchino. Anzi, questo sarebbe uno dei peggiori casi che possano capitare”.
QuotidianoPiacenzaOnline