Forse non era Russia 2018, ma l’entusiasmo e il calore dei 300 tifosi accorsi sabato 4 agosto, alla finale del Torneo Navetaan di calcio a 11 organizzato dall’associazione senegalese And Jef di Piacenza presso la sede dell’ASD Besurica meritava di esser visto.
Una ventina d’anni fa un gruppo di amici provenienti dal Paese dell’Africa Occidentale decisero di istituire questa associazione che potesse essere un punto di riferimento qui a Piacenza. Sall è attualmente il tesoriere, fa il perito meccanico e ha la cittadinanza italiana. Ci racconta che nella nostra città la comunità è composta da circa 1000 persone, la maggior parte con cittadinanza italiana o con le pratiche attive per ottenerla. Entusiasta e loquace spiega la scelta dei colori della bandiera, affissa dietro la gradinata del campo. “verde come la speranza e la natura, giallo come l’oro e rosso come il sangue che è stato versato per le innumerevoli insurrezioni che hanno colpito lo Stato”, che ci descrive risalgono addirittura ai francesi e Napoleone (I quali cominciarono a fondare empori commerciali nella zona sin dal 1624, ndr).
Anche la scelta del periodo per il torneo non è casuale: I Navétanes sono pratiche di sport informali molto popolari in Senegal, che si svolgono a partire dal 1950 durante la stagione delle piogge (nawete in Wolof), a margine delle Federazioni, da luglio a ottobre. Il loro nome è legato a quello dei migranti stagionali provenienti dal Bacino delle Arachidi, legumi su cui il Senegal fonda gran parte della propria economia.
“All’interno dell’associazione – sottolinea Oumar Ndiaye, vicepresidente -, Vorremmo fare tante cose all’interno del nostro gruppo, soprattutto per i più giovani e per le donne, abbiamo in programma alcune feste a cui parteciperemo suonando le percussioni. Circa il 60% di noi è qui con moglie e figli”.
Il ricongiungimento familiare è “uno strumento essenziale per permettere la vita familiare, in quanto contribuisce a creare una stabilità socioculturale che facilita l’integrazione nello Stato” (fonte www.integrazionemigranti.gov.it). Il permesso di soggiorno per motivi familiari è concesso infatti “allo straniero che ha fatto ingresso in Italia con visto di ingresso per ricongiungimento familiare, oppure con visto di ingresso al seguito di un proprio familiare”. Oppure, si legge, “agli stranieri regolarmente soggiornanti da almeno un anno che abbiano contratto matrimonio nel territorio dello Stato con cittadini italiani o di uno Stato membro dell’Unione Europea, o con cittadini stranieri regolarmente soggiornanti”.
Dieme Sire, responsabile delle Relazioni Esterne all’interno dell’associazione, è carrellista e spiega: “Spesso capita che il consolato ci mandi degli inviti a cui partecipiamo volentieri. Partecipiamo anche ad incontri con altre associazioni o manifestazioni a cui riteniamo sia giusto come senegalesi dare il nostro contributo. Cerchiamo di portare soluzioni a problemi sulla base di come viviamo qua. Io ad esempio sono dipendente, un domani voglio essere pagata come pensionata e so che esistono problemi per averla e garantire un futuro alla famiglia. Se pago i contributi e ho poco la soluzione qual è? Tornare nel Paese di origine. Qui, con uno stipendio base che abbiamo quasi tutti, devi pagare affitto, il cibo, vivi di quello che guadagni”.
IL TORNEO – LE FINALI
Le Dames hanno battuto le Demoiselles per 1 a 0, gol frutto di una “mischia”. La partita dei maschi ha cercato di calcare, per quanto possibile, una partita del Mondiale: ingresso in campo con le due file di calciatori, inno nazionale, speaker che ha introdotto ciascun giocatore per nome, video di amici che hanno ripreso i giocatori in una carrellata che poteva ricordare qualche videogioco come Fifa o Russia 2018, con tanto di sponsor sulle magliette. Partita molto combattuta e maschia, finita 2 a 1 per i Koula Diop (tra cui figurava anche tal “Pirlo” nella rosa) dopo che il primo tempo si era chiuso 2 a 0 grazie a una bella punizione e a un rigore. Nel finale di gara il gol della bandiera, prima dello scroscio di pioggia, che ha fatto sentire un po’ tutti come in Senegal.