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    Anestetico per cani e gatti utilizzato su pazienti umani. Tutto in regola, ma poca informazione ai sanitari

    La vicenda dell’anestetico per cani e gatti somministrato a pazienti umani non sembra aver avuto grande risalto sulla stampa.

    L’unico timido tentativo di portarlo alla ribalta è quello di un sindacato bolognese che ha diffuso il documento dell’Aifa (vedi l’originale più avanti) con cui la stessa Agenzia Italiana del Farmaco, a fronte dell’emergenza Coronavirus, ha autorizzato la Boehringer Ingelheim Italia S.p.A. all’uso umano dell’anestetico veterinario Proposure. Poche redazioni si sono però prese la briga di aprirlo, leggerlo e capirlo. PiacenzaOnline lo ha fatto per voi.

    Il Propofol è un anestetico venduto da varie case farmaceutiche (con diversi nomi commerciali) usato per l’induzione ed il mantenimento dell’anestesia generale in camera operatoria duranti gli interventi chirurgici ed in terapia intensiva.

    Poiché l’anestetico “umano” è stato ampiamente utilizzato nelle terapie intensive, durante i mesi caldi della pandemia, le scorte si sono assottigliate.

    Proprio per questo motivo la Boehringer ha pensato generosamente di donare agli ospedali il preparato veterinario per la precisione 7.875 confezioni da 5 flaconi da 20ml. (con scadenza nel 2021) e 9.758 confezioni da 1 flacone da 50ml. di Proposure (con scadenza nel 2021 e 2022). In Emilia Romagna ne sono state destinate 1.551, suddivise fra i due formati.

    Come si legge sul documento autorizzativo Aifa (datato 16/04/20202) «la Persona Qualificata dell’officina di produzione Corden Pharma di Caponago (MB) ha dichiarato la sovrapponibilità quali-quantitativa dei medicinali oggetto della presente autorizzazione con gli analoghi medicinali ad uso umano autorizzati in Italia; il processo di produzione adottato per la produzione dei medicinali oggetto della presente autorizzazione risulta essere lo stesso utilizzato per la produzione di medicinali analoghi ad uso umano prodotti nell’Officina Corden Pharma di Caponago (MB)».

    In soldoni dunque si tratta dello stesso medicinale che viene venduto per uso umano (con svariate etichette) e come Proposure per uso su cani e gatti. Cambiano l’etichetta ed il prezzo … ma non il principio attivo.

    Fin qui tutto bene. Anzi è l’esempio di un’Italia che funziona in materia flessibile e virtuosa. Manca una medicina, un’azienda ne ha in abbondanza (anche se etichettata per uso veterinario) e decide di regalarla; l’organismo preposto ne autorizza l’utilizzo ed il problema di scarsità è risolto.

    Nella realtà dei fatti però incominciano alcuni problemi e nascono tanti interrogativi.

    Perché nelle terapie intensive di molti ospedali italiani la medicina per cani e gatti è arrivata così tardi (addirittura a metà giugno, quindi ad emergenza finita)?

    Perché non si è pensato di apporre sui flaconi e sulle scatole un’etichetta esplicativa che rendesse evidente l’autorizzazione Aifa per uso umano, evitando di ingenerare pericolosa confusione in reparti delicati?

    Perché medici ed infermieri non sono stati debitamente informati e – in tanti ospedali – ci si è limitati ad apporre un avviso in bacheca anziché convocare una riunione?

    Come hanno reagito i sanitari nel trovarsi in mano la fiala di un farmaco nato ufficialmente per cani e gatti con tanto di simpatici profili degli amici a quattro zampe stampati sulla confezione?

    Quanti se la sono sentita di utilizzare un farmaco veterinario (per quanto autorizzato dall’Aifa) sui loro pazienti umani o hanno preferito astenersi temendo – anche se in line meramente teorica – le possibili conseguenze di una causa risarcitoria?

    Non sarebbe più saggio usare, oggi, il normale Propofol per umani e tenere il Proposure come scorta per un’eventuale seconda ondata di Covid, questo autunno?

    Perché se è vero che “in guerra ed in amore tutto è lecito” … al momento – per fortuna – siamo quantomeno in vigile tregua!

    Il documento autorizzativo AIFA

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