Ad ormai un mese dell’entrata in vigore del nuovo sistema di fatturazione elettronica i sistemi iniziano a funzionare, ma non si può ancora parlare di normalità.
“Per agevolare il momento di transizione – sottolinea Marco Casagrande, direttore di Confagricoltura Piacenza – abbiamo temporaneamente modificato l’organizzazione degli uffici cosicché il personale preposto possa dedicarsi al supporto delle aziende nella migrazione da un sistema all’altro. Per ogni ufficio di Zona, inoltre, è attiva una linea telefonica dedicata”.
Il legislatore ha previsto un periodo di transizione di sei mesi nei quali la fattura elettronica potrà essere emessa in ritardo senza alcuna sanzione.
“Ora però serve uno sforzo in più – rimarca Casagrande –, come è emerso nel convegno di venerdì 25 gennaio che le sedi romagnole di Confagricoltura hanno organizzato a Ferrara con esperti nazionali, è necessaria una sanatoria di un anno per quanto concerne l’emissione tardiva, applicabile anche nel caso di eventuali errori o dati indicati non correttamente”. La fattura elettronica rappresenta una rivoluzione sotto il profilo amministrativo. Dopo i disguidi dei primi giorni sembra che le imprese, comprese quelle agricole, siano riuscite a reagire positivamente.
Ma se, da un lato, sembrano collaudate le procedure per le cooperative agricole che emettono la fattura per conto dei soci conferenti, dall’altro, molti operatori non riescono ancora a emettere l’auto-fattura per gli acquisti presso gli agricoltori esonerati.
“Le nostre imprese, insieme agli uffici – rimarca Casagrande -, hanno fatto uno sforzo enorme per arrivare pronti alla scadenza sostenendo anche costi per riuscire ad adeguarsi, acquistando software e cambiando il modo di operare”. Confagricoltura Piacenza aveva parimenti presentato interpelli all’Agenzia delle Entrate perché nell’impalcato normativo non erano stati contemplati casi pratici che ad oggi non si sa come gestire. Va poi detto che il flusso di dati che si genera in Italia è infinitamente superiore a quello prodotto in altri Paesi che sono stati presi a modello, trascurando l’importante assunto che questi sono basati su un’economia differente, mentre il tessuto economico italiano è costituito da numerosissime piccole aziende. “Quando si parla di semplificazione – conclude Casagrande – bisogna mettersi nell’ottica che questa deve essere a vantaggio dei cittadini e delle imprese. Non ci si rende conto che sono ancora tanti quelli che non hanno tempo o competenze per operare in prima persona con QR Code e portali dedicati, senza considerare, poi, che nelle campagne la rete internet è ancora inefficiente. Il tutto si tramuta in tempo sottratto alla produttività e costi aggiuntivi per delegare intermediari: l’ennesima complicazione all’italiana. A fronte di tutto ciò un anno senza l’applicazione di sanzioni è quantomeno un atto dovuto”.