«Giacomo Bertucci era apprezzato soprattutto dal pubblico. La critica lo sta riscoprendo solo ora anche, e soprattutto, grazie alla mostra della Banca di Piacenza». Questo uno degli aspetti emersi durante la conferenza “Artista e pubblico a Piacenza: il caso di Giacomo Bertucci”, tenuta da Valeria Poli a Palazzo Galli nell’ambito delle manifestazioni collaterali alla rassegna dedicata al pittore piacentino (domenica 19 gennaio ultimo giorno di visita, con l’apertura di sabato 18 prolungata sino alle 22).
La prof. Poli – dopo aver spiegato come sia cambiato il ruolo dell’artista nei secoli: fino alla metà dell’Ottocento doveva soddisfare le esigenze della committenza; solo dopo nasce la figura del professionista dell’arte per passione – ha sottolineato come il fatto artistico dal secondo dopoguerra si sia trasformato da pubblico a privato, con la nascita delle prime gallerie d’arte (prima i pittori esponevano nei negozi o nei saloni dei palazzi nobiliari; gli studi degli artisti arrivarono più tardi). A Piacenza, a partire dagli anni Venti, la sede istituzionale per le esposizioni artistiche era l’Unione provinciale fascista professionisti e artisti, sezione Belle arti, nel Palazzo Ina, dove Bertucci tenne, nel 1938, la prima Personale, delle circa 40 organizzate. «Le sue esposizioni ebbero sempre il favore del pubblico – ha ribadito la prof. Poli – e le opere esposte un ottimo successo di vendita». Un centinaio, invece, le mostre collettive che hanno visto la partecipazione del pittore (l’elenco completo delle mostre è pubblicato sul catalogo della mostra, libro strenna della Banca).
LA VISITA ALL’ISTITUTO D’ARTE GAZZOLA
Ed è proprio all’Istituto d’arte fondato dal conte Felice Gazzola che si è svolta, con Valeria Poli, la visita guidata – sempre nell’ambito della manifestazioni collaterali alla mostra – alla scuola dove Bertucci fu, appunto, allievo (1922-1923) e dove tornò da insegnante (1967-1980) sostituendo Umberto Concerti nel corso di figura.