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    Gli esercenti piacentini costretti alla chiusura (nonostante i dati) portano la loro esasperazione in piazza

    «E’ facile per chi ha lo stipendio sicuro dire agli altri di stare a casa. Se lavorare non è più un diritto, pagare le tasse non è più un dovere» è questo il messaggio scritto sullo striscione portato in piazza Cavalli, stamane, da un nutrito gruppo di esercenti, partite iva, commercianti piacentini esasperati dalla situazione che vede la nostra provincia in zona rossa da 15 giorni nonostante i dati epidemiologici non giustifichino, per il nostro territorio, queste restrizioni.

    Costretti ad una chiusura prolungata molti devono affrontare serie difficoltà economiche e temono di non avere più spazio di manovra. Anche perché nella stragrande maggioranza dei casi gli ultimi ristori visti risalgono allo scorso novembre, mentre quelli nuovi vengono giudicati poco più che una presa in giro, una “carità di Stato” insufficiente per far fronte alle difficoltà.

    Non per nulla la vera star della protesta è stato un Pinocchio di legno con un cartello su cui era scritto “Basta bugie, vogliamo lavorare” che era poi lo slogan con cui era stato annunciato l’odierno sit-in.

    Niente cortei perché le restrizioni Covid hanno tolto anche la possibilità di sfilare per le vie delle città con il pretesto della prevenzione sanitaria.

    Fra i promotori dell’iniziativa anche Cristian Lertora, presidente provinciale della Fipe. I manifestanti hanno predisposto un documento consegnato al sindaco di Piacenza Patrizia Barbieri.

    Il sindaco, accompagnato dall’assessore al commercio Stefano Cavalli ha incontrato alcuni manifestanti nell’aula del consiglio comunale per ascoltarne le ragioni.

     

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