Erano circa 300 i ragazzi che questa mattina hanno potuto visitare un luogo di Piacenza solitamente inaccessibile, la caserma Caserma Filippo Nicolai del II Reggimento Genio Pontieri, generalmente interdetto al grande pubblico. Tre classi del Liceo Colombini, una della Media Pezzani, tre della Don Minzoni, due di San Lazzaro, due di Sant’Antonio, una del Tramello e la Scuola Materna Fratelli Grimm di Borgotrebbia hanno .assistito all’alzabandiera e toccao da vicino la realta che ogni giorno vivono i soldati del Genio Pontieri. L’occasione era “Caserme aperte”, giornata organizzata nell’ambito delle celebrazioni della Giornata delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale, istituita a conclusione della Prima Guerra Mondiale. I militari hanno fornito informazioni sui attrezzature e mezzi militari che erano esposti nel cortile della caserma che gli studenti hanno visitato.
A fare gli onori di casa il comandante, il colonnello Salvatore Tambè, che ha spiegato il ruolo che i Pontieri svolsero durante la Grande Guerra: “Il reggimento Pontieri fu fondamentale nella costruzione di ponti, prima nell’Isonzo sul Tagliamento e poi sul Piave. Proprio li l’intero popolo italiano si unì, perché subito dopo la disfatta di Caporetto si pensava che l’Italia potesse perdere la guerra, così non è stato. Li si è concretizzata veramente l’Unità d’Italia, e il 4 novembre ci fu l’armistizio ma il nostro reggimento è sempre stato presente anche in seguito: siamo stati nel Corno d’Africa, abbiamo partecipato alla Seconda Guerra Mondiale, partecipando a varie missioni all’estero, in Afghanistan e in Kosovo”. Oltre a queste attività internazionali il colonnello tiene a precisare che l’attività del reggimento è stata importante anche sul territorio nazionale con l’operazione “Strade sicure”, e nell’Italia centrale dal 2016 dopo il terremoto. “I nostri pontieri sono ancora li, siamo nella fase di demolizione degli edifici pericolanti e nella rimozione delle macerie”.
Il colonnello ha anche sottolineato l’importanza di giornate come quella di questa mattina per le giovani generazioni (così come la mostra in corso al Gotico)
“La memoria non deve essere mai cancellata, e quale modo migliore per parlare di quegli eventi avvenuti 100 anni fa se non trasmettere queste conoscenze ai più giovani, ricordando loro anche i nostri caduti, se oggi abbiamo tante possibilità lo dobbiamo a chi prima di noi si è battuto per ottenere qualcosa”.