In una società sempre più multietnica e multiculturale i dialetti rischiano concretamente di sparire e di essere dimenticati. Un rischio che, alle nostre latitudini, è attenuato dall’importante opera di salvaguardia e di valorizzazione del vernacolo fatta da alcune realtà del territorio tra cui anche la Banca di Piacenza, che ha recentemente dato alle stampe un prezioso volume intitolato “Modi di dire, proverbi e detti in dialetto piacentino con traduzione in italiano”.
L’opera – presentata ieri a Palazzo Galli, nell’ambito delle manifestazioni collaterali alla Salita al Pordenone, dal Presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza avv. Corrado Sforza Fogliani, dal dott. Andrea Bergonzi, che ha firmato la prefazione del volume, e dal giornalista Robert Gionelli – è stata realizzata grazie al materiale raccolto in tanti anni di studi e di ricerche sul dialetto piacentino da mons Guido Tammi.
L’avv. Sforza Fogliani, nel suo intervento introduttivo, ha sottolineato l’importanza del dialetto recentemente rimarcata anche da papa Francesco, che durante la celebrazione di un battesimo si è rivolto ai genitori affermando che la fede si trasmette soltanto con il dialetto della famiglia. Importanza del dialetto evidenziata anche dall’eccezionale presenza di pubblico (oltre 250 persone), che ha reso necessario l’allestimento di due sale – oltre alla Sala Panini – videocollegate.
E proprio sulle opere dialettali dei decenni e dei secoli passati, si è soffermato il dott. Andrea Bergonzi, noto ed apprezzato studioso del dialetto piacentino.
“Mons. Tammi – ha detto Bergonzi – ha attinto con grande competenza dai principali paremiologi del passato come Vincenzo Capra, noto per i suoi Lünäri, Domenico Cavalli, Pietro Salvatico ed Ernesto Tammi autore de I cantamaggio di Valnure e degli Indovinelli piacentini. Mons. Tammi ha svolto un lungo ed accurato lavoro con grande rigore scientifico, rispettando e mantenendo sempre le versioni scritte dai suoi predecessori senza mai cambiarne la grafia; lo testimonia, ad esempio, la presenza della forma miga, al posto della più moderna mia, utilizzata in passato per questioni di ritmica”.
L’incontro è stato concluso da Robert Gionelli, che, dopo aver ringraziato la Banca di Piacenza “per questo ennesimo atto d’amore verso la nostra Terra”, ha illustrato le caratteristiche dell’opera.
“Mons. Tammi – ha detto Gionelli – raccolse questi proverbi durante tutta la sua vita, trascrivendoli prima a mano su piccoli foglietti di carta quadrettata e successivamente ricopiandoli con la macchina da scrivere in oltre duemila cartelle. I proverbi raccolti in quest’opera sono quasi settemila, suddivisi in circa duemilacinquecento voci. Questi proverbi sono autentiche pillole di quella saggezza popolare che, pur avendo radici lontane nel tempo, è ancora attualissima”.