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    Il dott. Bartolo commuove la Galleria Alberoni. “Per Lampedusa il mare deve restare vita, e non morte”

    Lampedusa è una zattera, una piccola isola che si trova sulla rotta migratoria tra Africa e Sicilia. Li ci vive un medico che da 27 anni ha curato più di 300 mila persone, senza quasi accorgersene. Pietro Bartolo ha raccontato sé stesso durante l’evento culminante di “Attraverso il mare”, mostra fotografica che raccontava Piacenza per mezzo del viaggio che la croce di Lampedusa ha fatto a Piacenza, il 4 novembre nella Sala degli Arazzi della Galleria Alberoni. A moderare Giangiacomo Schiavi, editorialista del Corriere della Sera.

    Forse sono il medico che ha fatto più ispezioni cadaveriche del mondo, più di mille – racconta -, E posso assicurare che non ci si abitua mai, vomito e piango. Sono costretto a prelevare campioni di DNA dalle costole o dalle orecchie dei cadaveri, per cercare di restituire loro un poco di dignità anche da morti. Ma tutto questo è disumano”. Dal 1993, quando diviene responsabile del presidio sanitario e del poliambulatorio di Lampedusa per l’ASP di Palermo le cose sono cambiate molto. “In 27 anni sono cambiate le modalità di arrivo, le malattie: in passato si arrivava su grandi barconi condotti da scafisti, oggi non è più così, è cambiato tutto dalla tragedia del 3 ottobre 2013, quando contammo 368 morti, tante donne, tanti bambini che stavano cercando di venire nel nuovo mondo. Lampedusa è una porta d’ingresso verso l’Europa per persone che scappano da sofferenze di ogni tipo”.

    Pietro Bartolo con Giangiacomo Schiavi

    Le storie che ha ascoltato Bartolo, riportate poi nel suo libro Lacrime di Sale (La Feltrinelli), sono sconvolgenti: “I viaggi di queste persone durano anche qualche anno. Prima bisogna affrontare il deserto, poi la Libia, un vero inferno dove i diritti umani vengono a mancare. Sopportano di tutto perché l’obiettivo è arrivare in Europa, che è solo l’inizio di un altro cammino. Lampedusa è un’ulteriore tappa, solo che non lo sanno così quando arrivano sulle coste dell’isola cedono, siamo costretti a fare loro i Trattamenti Sanitari Obbligatori. Posso dire che non ne abbiamo mai fatto uno ad una donna. Arrivano quasi tutte incinte, perché violentate, stuprate. Spesso mi chiedono se possono abortire, senza farlo sapere a nessuno, perché nella loro cultura verrebbero cacciate di casa. Oltre al danno la beffa”. Bartolo è conosciuto anche per la sua partecipazione al film Fuocoammare di Gianfranco Rosi, Orso d’Oro al Festival di Berlino e candidato agli Oscar 2017 nella sezione “Miglior Documentario”. “Un film che ho voluto fortemente – ricorda -, ho convinto il regista, è stato un dono. Credo che più importante della candidatura all’Oscar sia il messaggio che il film trasmette: non dobbiamo consentire che quelle cose accadano in quel mare, sta diventando il nuovo Olocausto”.

    https://www.facebook.com/galleria.alberoni/

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