Li chiamano “Cervelli in fuga”, spesso vengono catalogati come giovani, o almeno sotto i 40 anni e che non hanno avuto una buona opportunità di vita e lavoro in Italia e quindi cercano fortuna all’estero. La partenza nasce spesso e volentieri da una crisi, in questo caso quella dei mutui subprime del 2008, e da allora non ha subito rallentamenti.
Si stima che in quattro anni abbiamo perso 150 mila diplomati e laureati, secondo dati censiti dall’AIRE, Anagrafe Italiani Residenti all’Estero, e fa riferimento, si aggiunga, solo agli iscritti all’Anagrafe stessa.
L’istituto permette anche di vedere, provincia per provincia, da dove si “scappa” di più. Ai primissimi posti troviamo Imperia (31 emigrati ogni 10 mila abitanti), a seguire Bolzano (30), Agrigento (28), Enna (25), Como (24), Vicenza (24). Il dato di Bolzano è facilmente intuibile, in quanto frontiera con l’Austria. E anche Imperia, frontiera con la Francia. Spetta invece a Taranto il titolo di provincia dove il tasso di emigrazione verso l’estero è stato minore (8), ma questo non significa affatto che i suoi abitanti siano stati ben contenti di restare dove sono nati. In questo quadro Piacenza è nel mezzo, con 14 emigrati ogni 10 mila abitanti.
Il dato storico invece fa registrare una perdita di mezzo milione di persone in Campania dal 1997 al 2017.
Come ha notato l’Istat, “le regioni del Centro-nord registrano negli ultimi venti anni flussi netti sempre positivi provenienti dal Mezzogiorno”. I dati fanno riferimento al 2016. Solo nel 2017, però, gli italiani emigrati sono rimasti stabili e insieme è cresciuto il numero di rientri. Un fenomeno nuovo, in controtendenza con gli anni passati.