Nessuno degli italiani conosce la storia degli italiani in Crimea quando, in una notte, vennero imprigionati e tradotti nel campo di concentramento di Karaganda, grande come la Lombardia e il Piemonte messi insieme (nel quale è stato rinchiuso il nostro novantasettenne Pietro Amani), nel Kazakistan attuale, allora Unione Sovietica, colpevoli solo di essere italiani e quindi potenziali spie, dato che l’Italia era scesa in guerra con la Germania nazista e le nazioni dell’Asse.
La colonia italiana in Crimea (che non ha nulla a che fare con la guerra di Crimea del Piemonte Albertino) risale ai tempi della Repubblica Marinara di Venezia e nella sua attuale consistenza, all’800 allorché gli italiani (soprattutto pugliesi, come anche i loro nomi dimostrano) raggiunsero la Crimea per insegnare la coltivazione dei campi secondo i criteri di una moderna agricoltura e questo per un accordo intervenuto tra gli Zar ed i Borbone.
Questa vicenda sarà rievocata lunedì 23 settembre, alle 18, nella Sala Panini di Palazzo Galli della Banca di Piacenza dalla presidente dell’Associazione Cerkio degli italiani di Crimea, Giulia Giacchetti Boico, alla presenza anche di altre famiglie di origine italiana presenti in particolare in Armenia e nella sua capitale Yerevan.
Prevista anche la partecipazione di Elena Giacotto Shiriaeva da Kerch (Crimea), Maria Ragno da Yerevan (Armenia), Artemio Enzo Baldini, docente dell’Università di Torino.
Coordina il giornalista di Radio 1 Stefano Mensurati.
La partecipazione è libera con precedenza a Soci e Clienti della Banca. Per motivi organizzativi, si invita a preannunciare la propria presenza (relaz.esterne@bancadipiacenza.it – 0523 542356).