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    La bacchetta di Toscanini

    La Galleria Biffi Arte, nell’ambito della rassegna l’Arte di scrivere (a cura di Mauro Molinaroli) ospiterà la presentazione del libro La bacchetta di Toscanini” (Male edizioni). Scritto dal giornalista Fabrizio Rizzi tratteggia la personalità di uno dei più grandi direttori d’orchestra di tutti i tempi, di cui si celebra il 150° anniversario dalla nascita. L’iniziativa avrà luogo mercoledì 14 giugno alle 18 nello spazio polivalente di via Chiapponi 39.

    Saranno presenti oltre all’autore il Maestro Vince Tempera, tastierista e arrangiatore che ha collaborato tra gli altri con Lucio Battisti e Francesco Guccini, il direttore della Fondazione Teatri Cristina Ferrari e il sindaco di Busseto, Giancarlo Contini che ha scritto la prefazione. Modererà, insieme a Mauro Molinaroli, il giornalista Ludovico Lalatta, amico di vecchia data dell’autore.

    Fabrizio Rizzi, è giornalista e scrittore, già al “Messaggero”, a “Libertà” in anni lontani e a Mediaset; è stato inviato su vari fronti di guerra: Beirut, il Golfo, Kuwait City, Croazia, Somalia, Kosovo.

    Inoltre ha seguito negli anni Novanta l’intera vicenda di “Mani pulite”. In politica si è occupato dei governi Prodi, Monti e Berlusconi e della presidenza della Repubblica. E’ autore di una decina di libri tra cui “Vaticano & Ambrosiano” (Pironti), “Per amore, per denaro” (Sperling & Kupfer), “Delitti imperfetti” con Luciano Garofano (Tropea).

    Tornando a questo nuovo libro, Rizzi affronta con molta discrezione e rispetto il personaggio-Toscanini. Il libro tra ricordi e aneddoti, storie di vita del grande maestro e la sua popolarità assai vasta, racconta, ad esempio, quando nel settembre 1926, Toscanini venne chiamato a dirigere il “Falstaff” a Busseto per omaggiare Giuseppe Verdi. “La bacchetta di Toscanini” è dunque anche un’indicazione metaforica per suggerire una verità storica: non ci furono altri direttori d’orchestra negli anni del fascismo se non Arturo Toscanini che si oppose a tutte le richieste di Benito Mussolini, che secondo Rizzi fu sempre oscurato da due grandi artisti, amici tra l’altro, lo stesso Toscanini e Gabriele D’Annunzio.

    “La bacchetta di Toscanini” (così veniva definito il carattere del maestro), non si piegava a niente e a nessuno, se non alla melodia. Non vuole essere una biografia questo libro, non un lavoro sulle opere dello stesso Toscanini: “E’ una nota – afferma Rizzi – una nota continua, dolce, anche difficile da cogliere nel suo ascolto sonoro e sociale: infatti nel ventennio fascista l’Italia non perse mai la sua musica, né in politica né in arte anche perché c’era anche “La bacchetta di Toscanini”.

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