Uno spunto di riflessione sull’arte piacentina attraverso la rivista Parma per l’arte, presentata a Palazzo Galli (Sala Panini) dal suo direttore Giovanni Godi a 70 anni dalla prima uscita, nell’ambito della Primavera culturale promossa dalla Banca di Piacenza.
Il prof. Godi (per 20 anni insegnante di educazione artistica in diversi istituti con tappa anche a Cortemaggiore e per un decennio responsabile delle vendite per Christie’s in Italia), presentato dal vicedirettore generale della Banca Pietro Boselli, ha ripercorso le origini della rivista. «Appena finita la guerra – ha ricordato – si dovette fare i conti con molti dei monumenti danneggiati dai bombardamenti. Nelle amministrazioni di allora si era sviluppata la tendenza a demolire piuttosto che a ricostruire ed è per opporsi alla distruzione dei monumenti che nacque il “Comitato per l’arte”. Per rafforzare la sua azione, nel 1951 Giovanni Copertini fondò la rivista Parma per l’arte, che aveva un formato e una veste grafica diversa dall’attuale. In quel periodo il Comitato aveva oltre 500 iscritti». L’associazione vive tuttora e ancora stampa la rivista, che ha avuto una pausa tra il 1969 e il 1990, per riprendere le pubblicazioni nel dicembre del 1995. La linea editoriale è quella di ospitare articoli di prima mano, frutto di studi approfonditi e ben documentati che abbiano ad oggetto monumenti e studi di Piacenza come di Parma. Spesso, così, si è parlato e si parla di artisti o di arte piacentina. «Nel 1998 – ha citato il prof. Godi – ospitammo uno studio di Ferdinando Arisi sull’apporto alla cultura piacentina di Pier Vincenzo Consani, statuario dei Borbone; con la rivista collaborò anche Stefano Fugazza. Altri nostri collaboratori hanno pubblicato lavori su Felice Boselli e sulle decorazioni dei palazzi piacentini, Palazzo Farnese in particolare». Il direttore della rivista – che periodicamente pubblica anche monografie di artisti – ha poi ricordato un importante articolo ospitato da Parma per l’arte sul Polittico di Cortemaggiore, sottolineando l’importante ruolo della Banca di Piacenza per il recupero del capolavoro.
La rivista ha sempre dato spazio all’arte della natura morta, da molti sottovalutata. «Giovanotto – ha rammentato Giovanni Godi – andavo a trovare il prof. Arisi che mi faceva vedere i suoi Boselli. La passione per le nature morte mi venne allora. Con Arisi avevo un ottimo rapporto, ti accoglieva sempre con il sorriso. Ricordo la sua passione per Ignazio Stern: Parma ha molte sue opere, a Piacenza merita attenzione l’Annunciazione di Santa Maria di Campagna (il bozzetto preparatorio dell’opera fa parte della collezione d’arte dell’Istituto di credito di via Mazzini, ndr)».
Chiudendo il suo intervento, il prof. Godi ha sottolineato il carattere «non provinciale» della rivista, che viene distribuita in tutto il mondo, in particolare alle biblioteche specializzate.
La Banca ha riservato al direttore di Parma per l’arte un ricordo della serata, un prezioso piatto Royal Copenhagen con riprodotta la facciata di Palazzo Galli.