I lavori per costruire il canale di collegamento fra il Trebbia ed il Rio Villano non siano affidati al Consorzio di Bonifica! E’ questa in estrema sintesi la richiesta che arriva da parte del Sindacato Provinciale della Proprietà Fondiaria, preoccupato del fatto che, se i lavori fossero eseguiti dal Consorzio, non tarderebbe ad arrivare l’ennesimo balzello da parte di questo ente già al centro di migliaia di ricorsi da parte di proprietari di immobili e terreni.
A spiegare la posizione dei proprietari fondiari è lo stesso presidente del sindacato, l’avvocato Renato Caminati, con un comunicato che pubblichiamo di seguito:
«Da mesi si discute sulla possibilità di realizzare una traversa, da posizionare sulle rive di Sant’Agata a Rivergaro, con la finalità di convogliare le acque del Trebbia nel Rio Villano. Comprensibili sono certamente le esigenze degli agricoltori che attingono acqua da tale Rio. Ma al di là del fatto che il convogliamento voluto dagli agricoltori lo si ottenga effettivamente con la realizzazione della summenzionata traversa o con altre soluzioni da alcuni giudicate meno invasive, il problema vero è costituito dal fatto che ad occuparsi dell’opera sembrerebbe dover essere il Consorzio di Bonifica (al quale si è permesso di intitolarsi la pratica) il quale poi si arrogherebbe – c’è da pensare – anche i diritti conseguenti.
Vi è quindi il rischio “reale”, che è praticamente una certezza, che alla fine saranno i proprietari fondiari a dover sopportare i costi e gli oneri contributivi che deriveranno dalla realizzazione dell’opera e dalla futura gestione del Consorzio. Senza considerare i contenziosi che certamente nasceranno tra i proprietari ed il Consorzio, con conseguenti ulteriori costi da sostenere.
Quindi se è necessario convogliare l’acqua del Trebbia nel Rio Villano, in qualunque modo poi si deciderà di farlo, non è detto che i lavori debbano essere affidati per forza al Consorzio di Bonifica. I lavori, come già accade per numerosi altri interventi fatti nei territori dei vari Comuni della nostra provincia, possono essere anche affidati ad altri.
Tutte le volte che i Comuni hanno chiesto al Consorzio di bonifica di effettuare opere nel proprio territorio hanno infatti finito poi per “legittimare” le pretese di quest’ultimo in termini di tassazione pregressa e futura.
Chiediamo quindi anche alle altre associazioni di categoria di occuparsi una volta per tutte di questo annoso e gravoso problema che è rappresentato dal Consorzio di Bonifica. E’ arrivato il momento per tutti – Istituzioni comprese – di svegliarsi e di pensare seriamente agli interessi dei cittadini, propri e dei propri figli.
In conclusione, facendo anche solo una riflessione di carattere generale, è opportuno evidenziare che, anche a volerla cercare a tutti i costi, l’utilità del Consorzio risulta comunque difficile da individuare: infatti paghiamo tutti un copioso contributo a questo ente, con il risultato che – come la storia ci insegna – quando non piove ci troviamo in seria difficoltà per la siccità e quando invece piove ci troviamo sempre sommersi dall’acqua.
Appare pertanto evidente che esiste un enorme problema di gestione dell’acqua.
Dove sta quindi l’utilità del Consorzio? Perchè dobbiamo continuare a pagare?
Inoltre, coloro che si arrogano il diritto di occuparsi della gestione dell’acqua si giustificano affermando di non essere in grado di prevedere tali eventi perchè – sostengono – trattasi di fenomeni straordinari improvvisi e incontrollabili.
E se anche ciò fosse vero, la cosa rafforzerebbe solo la tesi sull’inutilità oggi di enti come il Consorzio. Se non per spendere direttamente i soldi dei contribuenti e (indirettamente) quelli dei contribuenti che gli dà la Regione».