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Formidabili quegli anni de La Cronaca

Partecipata presentazione al PalabancaEventi del libro di Emanuele Galba. “Se non ci fosse stata Cronaca” – Il racconto di dieci anni di pluralismo dell’informazione

«Dare ai piacentini la sola libertà che conta, quella che ti offre l’opportunità di essere informato potendo scegliere». Questo il ruolo che ha avuto il secondo quotidiano cartaceo (prima La Voce, poi La Cronaca) nella nostra città, nel decennio 2002-2012, quando i giornali online erano ancora agli albori. Un periodo raccontato nelle pagine del libro “Se non ci fosse stata Cronaca” da Emanuele Galba, che dell’edizione piacentina del quotidiano (edito da Nuova Informazione di Cremona) è stato il responsabile. Volume presentato al PalabancaEventi – in una Sala Panini gremita in ogni ordine di posti – per iniziativa dell’Associazione culturale Luigi Einaudi in collaborazione con la Banca di Piacenza. Dopo gli interventi di saluto del presidente dell’Istituto di credito Giuseppe Nenna e del presidente dell’Associazione Einaudi Danilo Anelli, l’autore, sollecitato dalle domande del giornalista Giovanni Volpi (direttore de Ilmiogiornale.net e autore della prefazione), ha ripercorso i principali fatti di quei due lustri; ha partecipato al dialogo anche Carlo Giarelli (medico chirurgo, giornalista e saggista), che del quotidiano di via Chiapponi è stato editorialista.

Prendendo a prestito il titolo di un libro di Mario Capanna sul ‘68, Volpi ha chiesto perché quegli anni (della Cronaca) sono stati “formidabili”.

«Premesso che se avessi scritto un libro sul ’68 avrei fatto un titolo un po’ diverso – ha scherzato Galba – l’avventura della Cronaca è stata fantastica perché vissuta insieme a un gruppo di giovani alla prima esperienza redazionale che trasmetteva un entusiasmo contagioso, facendoti sopportare ritmi di lavoro incredibili».

La Cronaca di Piacenza è stata una fucina di talenti e scuola di buon giornalismo: «Vero – ha osservato l’ex direttore – prova ne sia che oggi tanti di quei giovani di allora calcano la scena dell’informazione piacentina e nazionale o del mondo della comunicazione da primattori. La ragione è semplice: essendo una piccola struttura si veniva subito messi alla prova, per necessità, con cose non banali e se qualcuno aveva talento, questo veniva subito a galla. Siamo stati un’ottima palestra».

Tre casi eclatanti che vengono ricordati nel libro… : «Il casus belli di Rivalta con lo scontro Reggi-Gelmini e con un mio editoriale per il quale venni querelato da un collega di Libertà, querela che fu archiviata; la partecipazione dell’allora assessore alle Politiche giovanili della Giunta Reggi Manuela Bruschini a una festa blasfema a Soarza di Villanova, caso finito sui principali giornali nazionali; l’incredibile storia di Amanda Castello, presidentessa di Art, associazione per la ricerca sulla terminalità della Bagnata di Bettola, che in realtà era Muriel Bianchi, francese e non brasiliana, mentre il marito Paulo Parra, mancato qualche anno prima, si chiamava Antonio Perera, probabilmente coinvolto nel terrorismo internazionale. Una vicenda dai contorni poco chiari, che i miei giornalisti affrontarono con grande professionalità».

La Cronaca era ricca di notizie pungenti e puntuali e spesso attaccava i politici: «Non attaccava i politici – ha precisato Galba – ma criticava senza tanti giri di parole certe scelte fatte da chi amministrava la città che non condividevamo, fossero esse fatte da una parte politica piuttosto che dall’altra. Questo non ci impediva di avere una precisa linea politica, di centrodestra, che il lettore si ritrovava negli editoriali e nei commenti. Abbiamo proposto un’informazione che al tempo definii “croccante”, con titolazioni a volte un po’ spinte e provocatorie. Piacenza non ci era abituata, ma con il passare del tempo ci ha dato prova che apprezzava».

Carlo Giarelli ha dal canto suo ricordato quel felice periodo di informazione pluralista, accennando alle visite serali in redazione a Cronaca in compagnia di Vito Neri che dava il suo contributo al giornale «con critiche ironiche ma sempre costruttive» e alla giovane redazione «capitanata da un direttore educato, mai sopra le righe, che i giornalisti rispettavano proprio per queste sue caratteristiche».

Il partecipato incontro si è chiuso con la testimonianza dell’ex caposervizio Gianfranco Salvatori e quella di Alan Patarga, ora affermato giornalista di Mediaset.

In apertura Emanuele Galba aveva voluto ricordare, citandoli, i giornalisti e gli editorialisti della Cronaca nel frattempo mancati e ringraziare la Banca di Piacenza, l’Associazione Einaudi, l’editore del libro (Tep) con il grafico Massimo Nicolini, tutti gli ex di Cronaca (sia di Piacenza che di Cremona) presenti all’incontro e anche quelli assenti («più che mio, il merito di quanto di buono abbiamo fatto è soprattutto loro»), il fotografo Mauro Del Papa e la famiglia, «che in quel decennio ha con pazienza sopportato le mie assenze dovute a orari di lavoro che possiamo, con un eufemismo, definire insoliti».

Agli intervenuti è stato riservato il volume e l’autore si è volentieri reso disponibile per il rito del firma-copia.

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