A Piacenza, nei primi cinque mesi del 2025, sono già 456 le persone che hanno lasciato volontariamente il proprio posto di lavoro con il supporto degli uffici della Cisl. Un dato che fotografa con chiarezza un fenomeno ormai strutturale: quello delle “grandi dimissioni”, che continua a incidere profondamente sul mercato del lavoro anche a distanza di anni dalla pandemia.
Se inizialmente sembrava un effetto temporaneo legato all’emergenza Covid, oggi è evidente come la tendenza sia diventata stabile. A livello nazionale, nel 2024, le dimissioni volontarie da contratti a tempo indeterminato hanno superato quota 1,2 milioni, e anche nel 2025 la curva non accenna a calare. Piacenza si conferma pienamente dentro questo scenario, con un’intensità crescente del fenomeno e lavoratori sempre più orientati a rimettere in discussione le proprie scelte professionali.
Alla base di questa svolta, spiega la Cisl, non c’è solo l’insoddisfazione economica, ma un cambio di paradigma più profondo. Sempre più lavoratori – e in particolare i giovani – mettono al primo posto la qualità della vita, la conciliazione tra lavoro e tempo libero, la possibilità di lavorare da casa o di avere orari flessibili. Lo stipendio resta importante, ma non è più l’unico parametro su cui si misura il benessere lavorativo.
«La scala di valori si è spostata – osserva Michele Vaghini, segretario generale Cisl Parma-Piacenza – e il benessere personale è diventato centrale. Dopo il Covid, il territorio piacentino ha visto un’esplosione delle dimissioni volontarie, un fenomeno che rappresenta una sfida anche per le imprese. In un contesto in cui la manodopera, soprattutto qualificata, è sempre più scarsa, le aziende sono chiamate a investire nella crescita professionale e nella formazione, oltre che nel rinnovo dei contratti con tempi certi. Più qualità del lavoro, ma anche una retribuzione adeguata».
Cisl: oltre 1.000 lavoratori seguiti entro fine anno
Il sindacato rileva come gli sportelli dislocati sul territorio piacentino siano diventati un punto di riferimento per chi valuta un cambio professionale. Nei primi cinque mesi del 2025, 456 persone si sono già rivolte alla Cisl per dimettersi. «Se il trend continua così – prevede Vaghini – supereremo quota 1.000 persone assistite entro fine anno. Ma il numero reale dei dimissionari è sicuramente molto più alto. Dietro ogni pratica ci sono storie di chi cerca condizioni più umane, flessibili, sostenibili».
I settori più colpiti e le prospettive
I comparti più toccati dal fenomeno a Piacenza sono il commercio e il turismo, seguiti dalla metalmeccanica e dal settore ICT. E il futuro non lascia presagire un’inversione di rotta: secondo le proiezioni demografiche, entro il 2040 l’Italia perderà circa 5 milioni di persone in età lavorativa. Questo significa una maggiore competizione tra imprese per attrarre e trattenere i talenti. E per farlo, non basteranno più solo gli stipendi: servirà ripensare completamente il modo di intendere il lavoro.