A un mese dall’inizio dello screening su base volontaria è Regione Emilia Romagna a “tirare le somme” e, in un recente report, a fare il bilancio dell’iniziativa che mira a rafforzare l’azione di prevenzione e controllo del COVID-19. Va detto comunque che i dati sono da soppesare alla luce del numero di residenti che rientrano nel novero degli interessati (studenti e loro famigliari), degli aderenti al progetto e, non ultimo, delle farmacie che in ogni provincia hanno dato disponibilità a farsi carico dello screening. Nelle 71 attività afferenti all’AUSL piacentina (percentuale medio-alta rispetto al totale regionale) sono stati eseguiti in particolare, a far data dal 19 ottobre fino allo scorso 18 novembre, ben 15.648 test dei quasi 240mila totali.
Dai dati erogati risulterebbe inoltre che, nella nostra provincia, l’incidenza dei maschi propensi a sottoporsi al pungidito superi di poco quella delle donne: 56,7% contro 43,3%. Tra gli studenti i volontari più numerosi si conterebbero tra i 14-18enni (1.694), seguiti da quelli tra i 6 e i 10 anni (1.211). 1.140 invece gli universitari. Genitori e conviventi (10.146) rappresenterebbero infine il 64,8% del totale degli indagati, perfettamente in linea con le percentuali regionali.
Entrando ancor più nello specifico, le nostre farmacie hanno registrato 14.534 negativi sia agli anticorpi Sars-Cov-2 “G” (IgG) che “M” (IgM). Dei 1.114 contagiati, invece, 322 sarebbero positivi alle sole IgM (che evidenziano recente esposizione), 534 agli IgG (rilevano un’infezione avvenuta almeno da qualche settimana), e 258 a entrambi (accertando in questo caso che l’infezione è in corso).
Bene ricordare che quanti risultati positivi ai test sierologici sono prontamente contattati per procedere a tampone nasofaringeo, così da confermare che l’infezione sia in essere o pregressa.
Possono sottoporsi al test gli studenti degli istituti di ogni ordine e grado, loro genitori, fratelli, sorelle e qualsiasi familiare convivente. Vi potranno ricorrere inoltre anche tutti gli studenti universitari il cui medico di base operi in Emilia Romagna. Per i minori sarà necessario il consenso dei genitori, tutori legali o affidatari, uno dei quali dovrà comunque presenziare all’accertamento diagnostico.