Sara Dallabora è un fiume in piena dopo la decisione della Corte d’Appello di Bologna di confermare la decisione presa dal Tribunale di Piacenza di non annotare sull’atto di nascita la compagna della madre che ha partorito. “La decisione della Corte d’Appello va in conflitto con pareri contrari a quello, Perugia, Firenze e Trento. Ma non solo”, spiega Sara, che da tempo lotta perchè i suoi diritti vengano riconosciuti.
In punto di diritto la Corte d’Appello di Bologna ha affermato che, sia sul piano normativo che su quello giurisprudenziale, non c’è alcun fondamento per riconoscere la genitorialità in capo alla madre d’intenzione, all’esito di un percorso di procreazione medicalmente assistita. La Corte ha escluso altresì l’applicabilità degli istituti del codice civile sul riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio, essendo riferiti a coppie eterosessuali.
“Noi sicuramente procederemo in Cassazione, anche se non abbiamo grande disponibilità economica. Se facevo nascere i miei bambini in Comuni come Milano o Crema con un’annotazione sull’atto di nascita era tutto a posto. Siamo arrabbiate per questo: o tutti o nessuno. Avevamo chiesto di inserire la doppia genitorialità e la fecondazione in vitro. Questa sentenza viola il diritto dell’unione”.
“Non ci pare giusto – continua – che se un bambino nasce a Milano possa avere sull’atto di nascita due mamme e noi perché abbiamo fatto nascere a Piacenza i nostri figli non possano essere riconosciuti”.
COME FANNO I COMUNI A REGISTRARE LA DOPPIA MATERNITÀ
Alcuni comuni hanno predisposto un unico atto (l’atto di nascita appunto) che indica già al suo interno la doppia maternità e (generalmente) anche il riferimento alla PMA. Tra questi, ad esempio, Torino e Bologna;
altri comuni invece hanno preferito predisporre due atti: un atto di nascita in cui è indicata la madre partoriente e un secondo atto, contestuale, di riconoscimento da parte della seconda madre, che viene annotato a margine dell’atto di nascita. Tra questi, ad esempio, Milano e Firenze.
COME SI SONO PRONUNCIATI I TRIBUNALI FINO AD OGGI?
La legge cui fa riferimento Sara è la 40/2004 (art.8) che norma la procreazione medicalmente assistita. Il punto è che la PMA in Italia è riservata alle coppie eterosessuali. Tuttavia non mancano in numerosi casi in cui la norma sia stata estesa dai giudici anche a coppie formate da due donne. Le prime due pronunce, sono del Tribunale di Pistoia e del proprio del Tribunale di Bologna nel 2018. Quest’ultima pronuncia in particolare fa proprie in modo puntuali le tesi della dottrina e risulta, ad oggi, l’unica decisione non appellata.
Alle prime due decisioni sono seguite numerose altre pronunce positive, come ad esempio quelle del Tribunale di Genova, e anche decisioni di secondo grado, come la Corte d’Appello di Firenze e la Corte d’Appello di Perugia, menzionate da Sara stessa. Lei stessa lo ha detto: o tutti o nessuno, soprattutto quando ci sono dei bambini di mezzo.