Il Primo Maggio, festa dei lavoratori, sarà veramente surreale, a Piacenza come altrove. C’è un comitato che vuole scendere in piazza (Aprire o morire, il 6 maggio) non per festeggiare, come non capirli, ma per chiedere espressamente la riapertura delle attività e maggiore tutela a piccoli commercianti, gravemente provati dalla crisi sanitaria, divenuta economica nel corso del tempo.
In città non ce la passavamo benissimo già prima, con tanti negozi che aprivano e chiudevano nel giro di pochi mesi, ma ora ci sono anche meno iscrizioni al registro di Camera di Commercio, certificando la paralisi. 28 mila 881 imprese, -231 nel primo trimestre 2020, di cui 111 legate al commercio. Nel 2009 erano 31 mila 768, secondo i dati di Piacenz@Economia, Lavoro e Società, rivista elaborata di concerto tra la stessa Camera di Commercio, Universtà Cattolica e Provincia di Piacenza. E già allora si registrava un calo di 227 imprese, dovuto presumibilmente agli effetti della crisi del 2008.
2887 imprese perse in circa 10 anni. Un trend in atto da tempo quindi, prima del Coronavirus.
LA SALUTE PRIMA DI TUTTO
Vero è che in una situazione di emergenza sanitaria come questa la prima cosa da salvaguardare è la salute dei cittadini. Vanno fatte delle scelte e difficilmente si riesce a rendere contenti tutti. Anzi, è impossibile. Una cosa è certa: nessuno credo, vorrebbe trovarsi nella posizione della sindaca, o del premier Conte, in questo momento. Certo, molti avrebbero la ricetta giusta per risolvere la situazione, ma realtà e chiacchiere sono due cose diametralmente opposte.
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