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    Si inaugura la nuova S. Antonino con 80 posti per la lungodegenza

    Si terrà lunedì 6 novembre alle ore 11 il taglio del nastro per la rinnovata Casa di Cura privata S. Antonino Srl  che ha cambiato volto dopo un importante intervento di ristrutturazione. Sono stati completamente rinnovati i due piani di lungodegenza della struttura sanitaria. Si tratta di 80 posti letto dedicati a pazienti che necessitano di riabilitazione post chirurgica o che proseguono il loro percorso assistenziale in lungodegenza.

    “Il nostro obiettivo – evidenzia il professor Mario Sanna – è quello di offrire alla comunità un servizio sanitario di qualità, garantendo la continuità assistenziale dei pazienti dimessi dagli ospedali”. L’assistenza ai pazienti lungodegenti si svolge infatti in convenzione con l’Azienda Usl di Piacenza, assicurando alla cittadinanza un servizio di qualità in linea con i requisiti previsti dell’autorizzazione sanitaria e dell’accreditamento regionale.

    “In questi mesi – prosegue – abbiamo lavorato per migliorare il confort alberghiero e riorganizzare il personale: tutto al fine di rendere la Casa di Cura privata S. Antonino Srl una struttura d’eccellenza, un polo riabilitativo dotato anche di questi servizi indispensabili a supporto del paziente, come apparecchiature all’avanguardia per la diagnostica, palestre riabilitative e aree ricreative”.

    Gli ingenti lavori sono durati circa 5 mesi: la proprietà ha investito nel progetto altre 2 milioni di euro.
    Le stanze sono a uno, due o tre posti letto, dotate di bagno dedicato utilizzabile anche da disabile in carrozzina. I riscontri dell’utenza, nei primi giorni dell’apertura degli ambienti, sono stati molto soddisfacenti.

    “Si tratta di un intervento importante – fa notare il direttore generale Ausl Luca Baldino – che permette di migliorare la qualità alberghiera della nostra offerta sanitaria provinciale. Abbiamo lavorato insieme alla Casa di Cura privata S.Antonino per far sì che questi 80 posti letto fossero in linea con gli standard previsti dall’accreditamento regionale e fornissero ai nostri pazienti la garanzia di una continuità assistenziale dopo la dimissione ospedaliera”.

     

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