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    Terzo appuntamento CIVES: l’ascesa dei robot

    Come cambierà il rapporto uomo – macchina nei prossimi decenni? Quale sarà l’influenza dei robot sul mondo del lavoro? Questi e altri quesiti sono stati il fulcro del terzo incontro di Cives 2017, andato in scena ieri in Cattolica grazie alla presenza di Luciano Canova, docente di Economia sperimentale della Scuola Enrico Mattei di Milano.  

    “Gli ultimi dati – afferma – dimostrano che l’automazione genera nuovi disoccupati, ma è altrettanto vero che la crescita del reddito da essa prodotta serve a garantire risorse da redistribuire”. Ha poi introdotto il concetto di disruption, di rottura. “Segue dinamiche impossibili da visualizzare. L’essere umano ha sempre visto il proprio futuro come qualcosa di simile ad una retta. Ora non è più così, la capacità di calcolo dei computer è raddoppiata esponenzialmente, cosicchè la retta ora assomiglia di più a una curva che si impenna. Le capacità di comprensione dell’essere umano non rendono governabile queste dinamiche”.  

    Canova ha portato come esempio uno studio fatto da Frey e Osborne, due ricercatori di Oxford, che nel 2013 hanno prodotto un paper nel quale veniva spiegato che il 47% dei lavoratori americani rischiassero di essere sostituiti da delle macchine. “Esistono i gig, i lavoretti che fanno ad esempio gli studenti per mantenersi, come i corrieri che portano il cibo a casa, che sono disumani, mediamente pagati 3 euro netti all’ora. Questi possono essere tranquillamente sostituiti”. C’è un settore, avverte il professore, che è parzialmente al riparo dall’avanzata tecnologica, ovvero quello dei lavori legati alla creatività. “Per le macchine è possibile solo simulare la creatività, non di più”. Tiene a precisare comunque Canova che i risultati dei due ricercatori si basano su assunzioni. 

    Altro studio condotto negli Stati Uniti al MIT, questa volta da Acemoglu e Restrepo nel 2017, sostiene la tesi secondo cui “Ogni robot in più cancella sei posti di lavoro”. “Tuttavia – considera Canova – non vengono considerati gli effetti spillover, ovvero sarà impposibile prevedere gli sviluppi dei lavori che si andranno a creare nel futuro. Oggi è già in voga la figura del Social Media Manager, che racchiude in sé competenze non banali. Chi sa fare bene questo lavoro è ripagato anche dal punto di vista retributivo”. 

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