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    Vari negozianti a Piacenza optano per la chiusura volontaria

    La quarantena adottata per Codogno e per gli altri paesi della zona rossa sembrerebbe aver dato i propri frutti. Si trattava di regole molto più stringenti rispetto a quelle previste dal decreto dei giorni scorsi che ha introdotto, per tutta Italia, un teorico divieto di movimento mitigato però dalla possibilità di spostarsi per motivi di lavoro, di salute o per necessità.

    Quattordici giorni di sacrificio hanno portato ad un quasi azzeramento dei contagi e forse era la strada da perseguire per le zone più colpite dal Covide-19.

    Se la quarantena non arriva per decreto sta, di fatto, arrivando per scelta di molti negozianti ed esercenti che hanno deciso di abbassare le serrande fino a che la situazione non si sarà un po’ stabilizzata.

    Questa mattina, a Piacenza, il mercato è stato cancellato ed anche i banchi alimentari non sono stati “presi d’assalto”.

    Intanto, su sempre più vetrine (in città ma anche in provincia), compaiono cartelli in cui si avvisa la clientela che l’attività resterà chiusa fino a data da destinarsi. Chi può continua ad effettuare vendite online o si è attrezzato per farlo, magari proponendo la consegna gratuita.

    Le persone in giro, in città, sono del resto poche: vista la situazione è difficile trovare chi abbia voglia e testa per dedicarsi allo shopping.

    Tanti altri ovviamente e legittimamente invece hanno optato per restare aperti anche perchè quello dei commercianti non è un sacrificio di poco conto: a differenza di chi opera come dipendente e può svolgere il proprio lavoro con modalità di smart-working, oppure può usufruire di strumenti quali a cassa integrazione, chi lavora in proprio (nel commercio come in altri settori) non ha ricevuto concreto aiuto da parte di qualcuno.

    Non basta la sospensione delle bollette (e neppure quella del mutuo) per sostenere le proprie famiglie che si trovano dall’oggi al domani senza alcuna forma di reddito. Al momento oltre alle solite promesse (non mantenute) non si è visto nulla. Nonostante questo, nonostante il rischio di restare “economicamente schiacciati” sotto il peso dell’emergenza molti ristoratori, commercianti, librai hanno ritenuto che fosse il momento di abbassare le serrande per tutelare sé stessi ed i propri clienti.

    Una scelta che forse avrebbe dovuto prendere responsabilmente il Governo – almeno nella nostra provincia ed in quelle più colpite della Lombardia – “congelando” tutto e tutti per quindici giorni ed al contempo mettendo in campo forme di sostegno economiche per far si che chiunque riesca a reggere il peso di questa situazione.

    Questo è il momento delle donazioni a favore degli ospedali e dei centri di ricerca (e ben vengano).

    Appena passata questa emergenza dovrà esserci anche un altro momento, quello a sostegno di chi barista, ristoratore, commerciante per almeno un mese sarà rimasto senza un euro di incasso. Potrà essere l’occasione per lasciarci alle spalle un po’ di globalizzazione e tornare a fare la spesa sotto casa. Perché se il virus uccide definitivamente il commercio lo scenario da day after di questi giorni rischia di diventare quello quotidiano.

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