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La rivincita delle bistecche e dei formaggi

«Bistecche, formaggi e grassi non rappresentano un danno per la nostra salute. L’allarmismo degli ultimi anni è frutto di una politica che punta ad annientare le filiere agroalimentari della nostra tradizione». Giampaolo Maloberti, presidente del consorzio “La Carne Che Piace”, non usa mezzi termini e cita un’analisi presentata nei giorni scorsi dai ricercatori canadesi dello studio PURE al congresso europeo di cardiologia: «Le indagini dimostrano che una dieta ricca di glucidi è associata a un maggior rischio di mortalità, mentre i grassi, sia saturi che insaturi, sarebbero associati a un più basso rischio di mortalità. Emerge che limitare l’assunzione di grassi non migliora la salute delle persone».

 «Da anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità cerca di raggirare l’opinione pubblica con accuse folli, per esempio che le carni processate, come gli insaccati, sarebbero cancerogene per l’uomo», prosegue Maloberti. «I burocrati, però, si dimenticano di ricordare che i salumi popolano le tavole del nostro Paese da secoli e che significano un indotto fondamentale per l’economia locale. L’esportazione di salumi e insaccati, infatti, ha trainato il settore agricolo durante tutto il 2016, dimostrando quanto i prodotti italiani siano apprezzati nel mondo. È bene ricordare che in Italia, per la produzione di salumi e formaggi, vengono utilizzate materie prime di qualità, conservanti naturali, condizioni igieniche ottime, rispetto delle temperatura di produzione, lunghe fasi di stagionatura, senza impiegare additivi e soprattutto preservando la salute e la cultura millenaria di lavorazione. Ma forse, da Bruxelles e dagli uffici “paralleli”, si preferisce investire su scarafaggi, cavallette e insetti di vario tipo che dal prossimo gennaio potranno essere commerciati anche nei nostri supermercati».  

 «Mentre i politici, a turno, fanno a gara a chi pronuncia le parole più scintillanti per difendere il settore, noi – che conosciamo e lavoriamo nell’agroalimentare – riportiamo i dati che ne testimoniano il valore nel piacentino», conclude Maloberti. «Si tratta dell’unico luogo dove si trovano ben tre DOP: Coppa, Pancetta e Salame piacentino. Tre prelibatezze diffuse fin dal XVIII secolo anche presso la corte di Spagna di Filippo V, sposo di Elisabetta Farnese. Dal 2000 al 2016 la produzione dei salumi DOP piacentini è aumentata considerevolmente, tanto che le esportazioni nel 2016 hanno registrato numeri positivi. Ciò che arranca, e di cui la politica dovrebbe preoccuparsi, è la difficoltà del comparto nel mercato interno, dove i consumi faticano a ripartire».

 

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