A distanza di qualche giorno dal suo precedente comunicato la Banca di Piacenza torna ad occuparsi della questione di Piacenza Capitale della cultura 2020.
In buona sostanza, per motivi impescrutabili, nel “fare squadra” l’unico istituto bancario piacentino rimasto sul terrtorio non era stato invitato. Nessuno gli aveva chiesto cioè di entrare a far parte del comitato promotore, come logica, saggezza e convenienza avrebbero dovuto suggerire. Una scelta che ovviamente non aveva fatto piacere ai vertici della banca di via Mazzini. Da qui la presa di posizione pubblica che aveva aperto un vero e proprio caso diplomatico. Con una nota stampa, inviata oggi, la banca chiarisce ulteriormente il suo punto di vista. Ecco il testo:
A proposito della vicenda della “Capitale italiana della Cultura 2020”, la Banca di Piacenza precisa e comunica:
La Banca locale ha da tempo elaborato un progetto di valorizzazione del Pordenone e della chiesa di Santa Maria di Campagna, nell’ambito del suo impegno – unanimemente riconosciuto – di Banca di territorio.
Di tanto la Banca ha informato anzitutto l’Amministrazione comunale, fornendo anche una propria relazione illustrativa al proposito.
Successivamente a tale informativa è stato costituito, tra il Comune ed altri Enti, un comitato promotore della candidatura piacentina, al quale non è stata invitata a partecipare la Banca locale.
A questo punto, la Banca ha emanato un comunicato ufficiale nel quale – facendo presente quanto or ora detto – ha altresì esposto il proprio programma dettagliato (e storicamente spiegato) sia per il Pordenone che per gli anni successivi (Piacenza crocevia e Piacenza città dei banchieri medievali) così esponendo una serie di iniziative che potrebbero forse anche condurre ad aspirare a concorrere non solo per la Capitale italiana ma anche per la Capitale europea (come Matera).
La precisazione e l’illustrazione in questione è stata fatta dalla Banca anzitutto perché l’opinione pubblica, dalla non presenza della Banca locale nel comitato anzidetto, non ricavasse l’impressione che il nostro Istituto si dissociasse dall’aspirazione della Comunità piacentina (che invece apprezza e condivide, come un ulteriore passo per il recupero dell’orgoglio della piacentinità e come inversione di tendenza rispetto a fatti, ed anzi a una serie di fatti, che si sono susseguiti in un recente passato).
Con la sua posizione di autonomia, la Banca ha voluto comunque far presente ai piacentini che il concorso dell’Istituto alla candidatura per la Capitale della cultura non sarebbe stato solo formale, ma – anzi – effettivo, così programmando le proprie intenzioni sia per il 2018 che per il 2019 ed il 2020 (elementi tutti che sono considerati ai fini dell’aggiudicazione del titolo fra i diversi territori candidati).
Da ultimo, la Banca – nel ribadire che finanzierà il proprio programma senza chiedere alcun finanziamento pubblico o parapubblico (come invece è avvenuto per iniziative di altri) e quindi senza gravare sui contribuenti – ha voluto anche sottolineare che non rientra nel suo costume, e nei suoi comportamenti, prendere treni in corsa come molte volte è d’uso fare a Piacenza semplicemente per apparizione scenica. Conferma quindi all’Amministrazione comunale – che ringrazia per le sollecitazioni svolte e l’impegno posto – che la Banca realizzerà in ogni caso il suo programma in accordo con le altre Amministrazioni interessate, chiedendo anzitutto di esaminare il Dossier predisposto per il programma Capitale italiana della Cultura 2020 al fine di ogni collaborativa decisione.
12.9.’17