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Perché Piacenza, salvo miracoli, non diventerà Capitale della Cultura 2020

Per spiegare come mai Piacenza, difficilmente, potrà diventare Capitale Italiana della cultura 2020, partiamo da un’indiscrezione.
Sembra che a Roma, al Ministero dei beni culturali, non sia ancora stata nominata la commissione dei sette esperti che dovrebbero decidere (entro il 15 novembre) quali saranno le città italiane ammesse nella lista ristretta, da cui, alla fine, uscirà il nome del vincitore. Fatto tutto da confermare ma che, se fosse vero, sarebbe quantomeno curioso.
Fra gli addetti ai lavori c’è chi sostiene (ovviamente off-records) che -commissione o no – la decisione sia sempre un atto estremamente “politico”, ispirato dai piani alti di Via Del Collegio. Per questo si ritiene difficile che a vincere siano città “non allineate” con il governo. Quantomeno non sembrerebbero esservi mai stati precedenti in questo senso.
In ballo c’è un contributo di un milione di euro ma soprattutto l’enorme visibilità che la città prescelta ottiene. Spesso i budget ipotizzati superano di gran lunga i fondi messi a disposizione dal Governo ma il ritorno in termini di visibilità del territorio, le ricadute turistiche, valgono decisamente l’investimento.
I pretendenti sono una pletora di città, 31 per l’esattezza: Agrigento, Bellano, Benevento, Bitonto, Casale Monferrato, Ceglie Messapica, Cuneo, Fasano, Foligno, Gallipoli, Lanciano, Macerata, Merano, Messina, Montepulciano, Noto, Nuoro, Oristano, Parma, Piacenza, Pietrasanta, Pieve di Cadore, Prato, Ragusa, Ravello, Reggio Emilia, Scandiano, Telese Terme, Teramo, Treviso e Vibo Valentia.
La capitale della cultura 2016 è Mantova (Nord), quella del 2017 Pistoia (centro), quella del 2018 Palermo (Sud). Quindi il ritorno al nord, in Emilia, nel 2020, potrebbe anche starci. Le pretendenti nella nostra regione sono, come si diceva, quattro, tra l’altro tutte appartenenti alla stessa “Area Vasta”(una sorta di alleanza amministrativa) .
C’è innanzitutto Reggio Emilia, politicamente molto vicina a Palazzo Chigi essendo Graziano Del Rio, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, un reggiano doc, nonché ex sindaco della città. E’ però vero che Reggio ha già avuto tanto in passato, a partire dalla stazione Mediopadana dell’alta velocità.
Quanto a Parma il sindaco e la giunta non hanno veri e propri punti di riferimento politici nazionali visto che Federico Pizzarotti, dall’estate 2016, ha rotto con i Cinque Stelle e si è presentato alle elezioni comunali sostenuto da una civica. Nonostante abbia inflitto una sonora sconfitta alla sinistra cittadina, sotto sotto non dispiace all’intellighenzia nazionale del Pd. Ci sono stati ripetuti segnali che sanno tanto di corteggiamento (non rifiutato) da parte dei Dem. Ad esempio gli inviti (accettati) a svariate Feste dell’Unità, in giro per l’Italia. Parma insomma potrebbe essere la scelta giusta per conquistare, un domani, alla sinistra un uomo forte come il “Pizza”. Sarebbe anche utile per dimostrare che a vincere non sono sempre amministrazioni filo-governative.
Tralasciando la piccola Scandiano, Piacenza fra i tre capoluoghi parrebbe la più sfavorita. A governare, da giugno, è una giunta di centro-destra e quindi certamente molto distante da Roma. Volendo una mano potrebbe arrivare dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paola De Micheli, ammesso che possa e voglia spendere una parola buona verso un’amministrazione che ha sfrattato da Palazzo dei Mercanti i suoi compagni di partito.
Il cuore batte decisamente a sinistra anche per altri due “big” concittadini. Pierluigi Bersani, che peraltro è uscito dalla compagine del PD fondando Articolo 1, e Roberto Reggi che invece se ne sta bello tranquillo nel suo riconfermato ruolo di direttore del Catasto, lontano dalla politica attiva.
Per chi invece resta convinto che più delle pressioni politiche sul ministro Franceschini conti il famoso dossier … Piacenza paga il fatto di aver vissuto un delicatissimo passaggio di consegne da parte dell’amministrazione Dosi. L’attenzione della giunta, appena insediata, più che sulla cultura si è dovuta concentrare sulla vicenda dei dipendenti comunali assenteisti. A lungo si è pensato di rinunciare alla candidatura salvo poi gettarsi in una meritevole corsa contro il tempo, scritturando un mago del settore quale Paolo Verri, già direttore del Comitato Matera 2019. Reggerà il confronto con gli altri il dossier di Piacenza, preparato in quattro e quattr’otto?
Intanto chi avesse voglia di approfondire un po’ meglio le linee chiave del progetto, fin qui presentate i maniera molto generica, domani (sabato 28 ottobre 2017) ci sarà l’opportunità di ascoltare Paolo Verri alle 10.30, all’auditorium Sant’Ilario, in un incontro pubblico nel corso del quale illustrerà il dossier presentato in risposta al bando del Mibact. «L’incontro – recita un comunicato del Comune – è aperto a tutta la cittadinanza e sarà occasione per ripercorrere il cammino intrapreso congiuntamente da istituzioni, associazioni e da tutti i soggetti che hanno aderito alla stesura del dossier, nonché per condividere i prossimi passi volti a portare avanti, insieme, i principali progetti previsti di qui al 2020».
Il lato positivo infatti è che nonostante a Piacenza serva un miracolo, non solo per vincere ma anche per entrare a far parte della “lista ristretta” delle dieci città finaliste, … parafrasando lo slogan a San Remo “comunque vada potrebbe essere un successo”.
Perché, volendolo, tante delle idee ipotizzate nel dossier potrebbero comunque essere messe in campo. Dipenderà da banche, fondazioni, curia, comune etc.
Se per caso a vincere dovessero essere Parma o Reggio un po’ di gioco di squadra farebbe comodo a tutte e tre le città, concretizzando nei fatti quella Area Vasta virtuale che per ora è molto teorica e meno pratica.
Le emiliane escluse farebbero bene a stringere un patto con l’eventuale (o le eventuali) vicine finaliste, supportandone la candidatura e costruendo assieme un’offerta complessiva che porti l’Emilia occidentale, tutta, ad essere Capitale “estesa” della Cultura 2020.
E comunque a volte i miracoli accadono!

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