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Staglianò in Cattolica: “Web e robot ci stanno rubando il lavoro”

“Le conseguenze dell’innovazione tecnologica sul lavoro”, quinto appuntamento della stagione CIVES 2017 – 2018, organizzata dall’Università Cattolica, ha abbracciato tra le sue mura un ospite di prestigio; Riccardo Staglianò ha iniziato la sua carriera come corrispondente da New York per il mensile Reset, ha poi lavorato al Corriere della Sera e oggi scrive inchieste e reportage dall’Italia e dall’estero per il Venerdì. Ha partecipato a vari Festival dedicati al giornalismo, tra cui quello di Internazionale e Ferrara e di Perugia. Si è spesso occupato di economia e nuovi media, che ha insegnato per dieci anni alla Terza Università di Roma.

Attraverso dieci numeri ha voluto spiegare alla folta platea presente il suo punto di vista “pessimista” riguardo il rapporto uomo – macchina – lavoro, evidenziato anche nel suo recente libro “Al posto tuo”, edito da Einaudi.

#1 2000 “L’occupazione ha sempre seguito la produttività, fino al 2000 – ha sottolineato Staglianò -, da allora gli effetti dell’economia internettiana si sono fatti sentire. Come spiegano Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee in un loro studio, gli esseri umani non riescono a seguire questo boom. Perciò se la curva della produttività è sempre rimasta costante, l’occupazione è drasticamente scesa e si è aperta una forbice considerevole”. #2 47 Staglianò ha portato inoltre come esempio uno studio fatto da Frey e Osborne, due ricercatori di Oxford, che nel 2013 hanno prodotto un paper nel quale spiegavano che il 47% dei lavoratori americani rischiassero di essere sostituiti da delle macchine. #3 5 000 000 Il World Economic Forum ha stimato in 5 milioni il saldo negativo tra posti di lavoro creati e persi da qui al 2020, se continuano le attuali politiche”. Altri studi, più lungimiranti e pessimistici, hanno individuato in 7 milioni il saldo entro il 2025. Staglianò ha portato come contraltare un post di Luigi Di Maio, attuale candidato premier per il MoVimento 5 Stelle, nel quale dichiara che “Internet è la più grande fabbrica di posti di lavoro al mondo”.

 

#4 15 “Se i negozi tradizionali impiegano 47 dipendenti ogni dieci milioni di dollari generati – ha proseguito il relatore -, Amazon ne impiega solo quindici, spremuti a ritmi inimmaginabili. Oggi si possono accumulare ricchezze inaudite con l’apporto di un numero esiguo di lavoratori, che da soli valgono cifre inimmaginabili”. #5 13 “Nel 2012 Instagram, che contava 13 dipendenti, è stata acquisita da Facebook per un miliardo di dollari. L’anno prima falliva la Kodak, famosa industria costruttrice di macchine fotografiche, contava 140 mila dipendenti”.

#6 160 000 “Sono gli studenti di Andrew Ng, professore di informatica a Stanford, ha come platea in Coursera, piattaforma che offre corsi universitari in modalità MOOC (Massive Open Online Course). Cosa impedisce in futuro la creazione di piattaforme simili in cui il pubblico arriva a toccare il milione di utenti, con un professore solo ad insegnare? E cosa diranno gli altri professori universitari che non sono i superesperti di una materia?”. #7 500 “Sono i biglietti del treno che una macchinetta automatica riesce a produrre nel giro di una giornata. Un essere umano ne fa 200, contando però che deve essere pagato. Quale è più utile?”. #8 60 000 “Sono le persone licenziate e sostituite con robot dalla Foxcom, che produce qualsiasi tipo di componentistica elettronica. Complessivamente sono un milione i robot nelle proprie fila”.  #9 69.168 “AirBnB, società da 481 milioni di euro di fatturato, ha pagato solo 69 mila 168 euro di tasse. Conta 25 dipendenti, contro i 200 mila del settore alberghiero”.

#10 0,5 “E’ la percentuale di occupati in aziende USA nate dopo il 2000”.   

“L’unico modo per uscire da questo guado è affidarsi alla politica – conclude Staglianò -, perchè è moralmente sbagliato che persone come Warren Buffett paghino il 17% di tasse quando altri ne pagano il 34%”

PS Questo articolo non è stato scritto da un bot.

 

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