«Il brutale delitto di cui è rimasto vittima il giovane Ervin Tola ha scosso i suoi famigliari e l’immagine della città intera. Perché la Giunta non si è costituita parte civile?». È la domanda che si pone il gruppo consigliare del Partito Democratico in vista del processo che si terrà il prossimo 17 maggio per l’omicidio del 31enne albanese Ervin Tola, accoltellato la sera del 29 dicembre scorso davanti a un bar in via IV Novembre.
«Il Comune di Piacenza incredibilmente non si è costituto parte civile. L’uomo, che viveva a Piacenza e svolgeva il mestiere di imbianchino, ha lasciato una giovane donna in attesa di loro figlio. La sua uccisione ha recato indubbiamente offesa ai principi cui il Comune dovrebbe ispirarsi: la promozione dei valori sociali, la tutela della vita, della persona e della famiglia. Valori primari della società ai quali l’amministrazione non può restare estranea. Il delitto, per la sua crudeltà, ha leso questi diritti posti a fondamento dello statuto comunale, mettendo in gioco il “buon nome” di Piacenza e la sua convivenza civile, nonché il clima di serenità e la percezione di sicurezza», rimarcano Cugini, Fiazza, Piroli e Buscarini, ricordando che nel 2002 accade diversamente, «e con maggiore sensibilità, quando l’ex sindaco Roberto Reggi fece costituire parte civile il Comune nel processo per l’omicidio del tassista trentenne Davide Tagliaferri»
«Per chi in campagna elettorale ha fatto della sicurezza un cavallo di battaglia, questo gesto sarebbe stato il minimo indispensabile. L’amministrazione avrebbe potuto deliberare la sua costituzione di parte civile nel processo per l’omicidio di Ervin Tola, affiancandosi a quella già siglata dai famigliari. Ma, inspiegabilmente, non l’ha fatto. Peccato che la Giunta non abbia recepito le profonde parole di cordoglio pronunciate in consiglio comunale dal consigliere di maggioranza Michele Giardino. Sarebbe stata una giusta azione di vicinanza verso un nostro concittadino», conclude il Pd, «per far sentire la solidarietà dei piacentini a una famiglia che, dopo essere stata sconvolta dall’assurdità e dalla crudeltà dell’uccisione, si appresta a vivere la durissima esperienza del processo».