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La storia dell’ospedale in una ricerca degli studenti della Calvino

Saranno presentati martedì 22 maggio alle ore 17, in Sala Colonne, gli interessanti risultati di una ricerca condotta dagli alunni dell’istituto che frequentano il Laboratorio storico diretto dalla professoressa Roberta Molinari, coadiuvata dalla collega Giuseppina Lo Scavo.

I partecipanti sono una trentina, equamente distribuiti tra le classi prime, seconde e terze. Obiettivo del percorso, attivo da anni alla Calvino, è quello di fare ricerca storica: “I ragazzi – spiega l’insegnante – individuano un tema e poi scavano intorno a questo per trovare documenti, curiosità, luoghi che lo facciano rivivere e conoscere in profondità”.

Nel laboratorio storico sono stati affrontati diversi argomenti, tutti riferiti a Piacenza nella prima metà del Novecento.

“Quest’anno – aggiunge la professoressa Molinari – abbiamo pensato alla storia di un edificio che ha accompagnato ed è cresciuto insieme alla città: il suo ospedale”.

“La nostra ricerca – raccontano gli studenti coinvolti – vuole cercare di ricostruire come era la società piacentina in quegli anni: chi maggiormente usufruiva di questa istituzione, quali erano le malattie più frequenti, quali erano le cure e come sono cambiate nel corso degli anni. Per fare questo, oltre a internet abbiamo consultato dei documenti presso l’Archivio di Stato di Piacenza e percorso, attraverso una visita guidata, i vicoli, le strade, gli edifici caratterizzanti il nucleo antico dell’ospedale che ci ha aiutato a capire la sua origine e la sua evoluzione nel corso del tempo. Siamo arrivati così al XX secolo. La Grande Guerra ha trasformato Piacenza in una città ospedale.

Ci siamo occupati del fenomeno degli “scemi di guerra” e dei profughi arrivati in città dopo il 1916 analizzando alcuni documenti che si riferivano all’assistenza sanitaria di queste categorie di persone. Il lavoro è stato interessante e il materiale molto vario e vasto. Per questo abbiamo deciso di fermarci introducendo l’influenza spagnola del 1919 e lasciando, per una seconda parte, il periodo del regime fascista e della seconda guerra mondiale”.

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