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Come un libro aperto. La mostra di Marco Brusati, dalla prossima settimana, a Milano

Si intitola “Come un libro aperto” la mostra fotografica di Marco Brusati che si terrà dal 6 giugno al 15 giugno presso la Kasa dei Libri in Largo Aldo De Benedetti 4 a Milano (dal lunedì al venerdì dalle ore 15 alle 19). L’inaugurazione è prevista il 5 giugno. Si tratta di un evento inserito nella tredicesima edizione del Milano Photo Festival.

Così Angela Madesani spiega la mostra dell’autore piacentino «Alcune immagini sono dedicate a un manoscritto antico, chiuso, in cui sono le tracce del tempo, della memoria, della storia. Le gale leggiadre sono posate sulla copertina in pergamena di pelle. È limitativo definire queste immagini still life, sono piuttosto ritratti in cui si colgono i gesti, i movimenti leggeri delle pagine che si muovono, dando vita a geometrie sempre diverse».

Chi è Marco Brusati

Lasciamo che a descriverlo sia sempre Angela Madesani a cui si devono i testi di presentazione dalla stessa mostra:   «Marco Brusati è un fotografo raffinato. Le sue immagini sono perlopiù Still Life, che si tratti di oggetti di design o di composizioni, appositamente create. Un giorno di qualche tempo fa, è nelle campagne del piacentino, su un fiume, il Trebbia, sta facendo una pausa, appoggia il libro di lettura e il vento apre le pagine, le tiene aperte. Diventa come una sorta di scultura. Scatta una foto con il cellulare, un primo appunto per un’idea che sviluppa in seguito.

Decide di iniziare a fotografare quegli oggetti silenziosi, per nulla neutri, vecchie copie senza valore, perché con quella tipologia di carta funziona meglio il gioco delle pagine aperte. Nasce così, nel 2013, una serie di foto affascinanti in cui il libro è un attore su un palcoscenico vuoto di una pièce senza nome. Poco o nulla importa sapere chi è il suo autore: non si tratta di un reportage. Il volume è sempre con le pagine aperte. Come in un esercizio sulla luce e sulla forma, Marco Brusati lo coglie da più punti di vista. Osserva il particolare. Si crea una sorta di serialità in cui la ripetizione solo apparentemente identica crea la differenza. È come una serrata partitura musicale. Repetita iuvant, viene da dire. Altre fotografie sono dedicate a un manoscritto antico, appartenuto a una nobildonna abruzzese. Un’amica glielo ha prestato per fotografarlo. È un oggetto con una storia, una memoria intrinseca. I toni del rosa emergono sullo sfondo nero. Le gale leggiadre sono posate sulla copertina in pergamena di pelle».

Brusati da anni si dedica alla fotografia ed in particolare allo studio degli oggetti tra cui i libri. Questo perché l’autore ha scelto di fotografare oggetti che lo rappresentano, come racconta lui stesso: «Sono realtà che mi piace estrapolare dal quotidiano per interrogarli nella loro essenza, per mostrarne, attraverso il gioco di luci o di movimento, il modo con cui possono rappresentare stati d’animo, un modo per esaltare proprio quella quotidianità da cui derivano. Alcuni oggetti, esistono in natura a prescindere da noi e sono loro ad interrogarci. Il nostro sguardo si posa su di loro e ci chiama a chiederci la provenienza, la storia, il significato. Come i sassi, per esempio. E la fotografia diventa il mio modo per abitarli».

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