“Hanno temporeggiato fino all’ultimo, fino alla scadenza del termine per la registrazione dell’atto di nascita”. Così racconta Sara Dallabora l’esperienza vissuta (assieme alla sua compagna Irene) con la Giunta comunale, nella persona di Federica Sgorbati prima e e di Filiberto Putzu poi, per il riconoscimento come madre della piccola che ha da poco partorito.
Per il Comune, in buona sostanza, l’ unica strada percorribile era quella di dichiarare che il concepimento era frutto di un rapporto sessuale con un uomo (garantendo che questo non è parente né affine). Una richiesta basata sul fatto che le norme in vigore in Italia vietano la
fecondazione eterologa per coppie omosessuali o donne single e quello di maternità surrogata.
Ma poiché Sara è unita civilmente, questo avrebbe significato dichiarare una condotta extraconiugale in violazione dei doveri propri anche degli uniti civilmente.
Soprattutto, sostiene Sara, significherebbe dichiarare il falso. “Ho chiesto una formula diversa dall’unione naturale, ma non c’è stato verso – ha raccontato oggi in una conferenza stampa -, sembra che io abbia tradito mia moglie”.
Anche il suo legale, l’ avv. Alexander Schuster sottolinea il problema: “Vale per molte coppie anche etero, ed è una situazione difficile anche per molte donne single che decidono di diventare madri. E’ una situazione discriminatoria: oltre a dichiarare il falso, che già di per sè costituisce grave reato se altera lo stato del minore, anche non dichiarare la nascita di un nato è reato. Inoltre, in assenza di atto di nascita il nome e cognome viene attributo dal Comune e non dai genitori. Una segnalazione del Comune alla Procura dei minori può determinare l’avvio di indagini per minore abbandonato“.
Sara si è recata alla stazione dei Carabinieri e si è autodenunciata per queste dichiarazioni non veritiere. Vuole che si faccia chiarezza se lei o qualcun altro si è macchiato di una responsabilità penale prevista non da una, ma da ben quattro disposizioni del Codice penale italiano.
“Il Comune deve capire – continua il legale – che queste formule sono relegate ai secoli scorsi, il mondo deve adeguarsi alle formule che il Ministero competente ha posto nel 2002. Siamo gli unici nel mondo occidentale in cui non venga prevista la possibilità di dichiarare nell’atto di nascita come un bambino viene concepito. La procura deve dare una risposta, per capire se esiste una manifesta contraddizione del diritto italiano“. “Per lo Stato italiano è più conveniente affidare un bambino a due genitori, anzichè a uno solo. A questa bambina non si vuole togliere un padre, ma dare due genitori”, conclude.
“Non è giusto, – continua Sara – che esistano bambini di Serie A e di Serie B. Avremmo potuto ovviare a questo problema facendo nascere i nostri figli (il primo è nato nel 2015,ndr). Ma ci tenevamo che i nostri figli avessero gli stessi diritti. Noi non vogliamo tirarci indietro ai nostri doveri di genitori“.