Dall’aldilà ci vorrà perdonare la buonanima di Carlo Emilio Gadda se prendiamo a prestito il titolo del suo più famoso romanzo per riflettere sulla vicenda che si sta dipanando alle spalle di palazzo Mercanti. Non c’è l’assassino della signora Liliana Balducci ma in “Quer pasticciaccio brutto de vicolo Perestrello” una vittima compare ugualmente e si chiama “valorizzazione del centro storico”.
Sul fatto che il gestore dell’Aris Cafè abbia commesso una bella sfilza di errori nella gestione del suo spazio esterno, dimenticandosi di pagare l’occupazione del suolo pubblico, costruendo una pedana ed una copertura con misure extra-large … non ci piove.
D’altro canto risolvere tutto con un’ordinanza di smantellamento, se è inappuntabile sotto il profilo legale non sembra brillare sotto quello della lungimiranza amministrativa e della rivitalizzazione del cuore di Piacenza, dove già sono numerosi i negozi e gli esercizi commerciali che le serrande le abbassano da soli.
In una calda serata di fine settembre, con decine di persone per strada, fa una gran tristezza vedere quello che, fino a pochi giorni fa, era un affollato dehors – il templio piacentino dell’apericena – vuoto, buio e silenzioso… la tomba della movida.
Una soluzione provvisoria, rispettosa di norme e regolamenti, la si poteva (e la si può ancora) trovare perché, come scriveva Macchiavelli, “Non è mai alcuna cosa sì disperata che non vi sia qualche via da potere sperare”.