Spesso neanche ce ne accorgiamo, perchè i modi con cui si manifesta sono molteplici, palesi e molto più sottili, ma la mafia c’è, e non solo nei territori indicati dagli stereotipi.
Ieri sera al Teatro Trieste 34 si è parlato di questo e di tanto altro durante “Donne contro la mafia”, grazie a Rossella Noviello, che da tempo sul territorio piacentino si occupa di questo tema grazie a 100x100inMovimento, associazione che ha fatto della lotta alla mafia il cardine della propria attività. Presenti Catia Silva e Cinzia Franchini: la prima è stata consigliera comunale di opposizione di Brescello(RE), primo comune (Emiliano) ad essere commissariato per mafia, mentre Cinzia ha denunciato il radicamento mafioso da parte di clan affiliati a Cosa Nostra ed alla ‘ndrangheta all’interno di società operanti nella Cna-Fita che lei stessa presiedeva. In rappresentanza di Non una di Meno Piacenza Silvia Benedetti.
Tutte hanno sottolineato durante la serata l’isolamento in cui stampa, istituzioni e aziende talvolta si trovno nell’affrontare infiltrazioni di questo genere. “Il problema – sintetizziamo il loro pensiero – è la presenza di una cultura clientelare, che colpisce politica ed economia ed è radicata sul territorio emiliano romagnolo colpendolo nel tessuto sociale per interessi e affari di potere”. Silvia Benedetti nella sua relazione ha voluto citare un passo tratto dal diario di Rita Atria, giovanissima ragazza che si uccise a 18 anni dopo aver testimoniato contro il padre e il fratello, appartenenti a una cosca trapanese.
“Prima di combattere la mafia devi farti un esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combatterla nel giro dei tuoi amici. La mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci”
Sul sito mafiesottocasa.com è possibile vedere la mappa delle infiltrazioni mafiose nella nostra Regione. Anche Piacenza è stata colpita, negli anni passati: si ricordi il processo Grande Drago, nell’ ambito del quale sono stati arrestati sei esponenti della cosca Grande Aracri di Cutro, con numerose diramazioni nelle famiglie che operano nel trasporto, nel movimento terra e nelle agenzie finanziarie, sino all’usura. Il processo è del maggio 2014.
Si ricordi inoltre il caso del capannone confiscato a Calendasco ai danni di Albamonte Michelangelo,nell’ottobre 2012 in zona industriale, via Trebbia n. 3, costituito da un piano fuori terra, da quattro locali ad uso laboratorio, due uffici più spogliatoio e servizi igienici, con annessa area scoperta pertinenziale, sulla quale insiste fabbricato accessorio costituito da deposito e tettoia. Nel maggio 2018 è stato restituito alla comunità come spazio pubblico intitolato alla memoria di Rita Atria, con inaugurazione di don Ciotti e Stefano Bonaccini, presidente della Regione. Segno che cambiare cultura si può, bisogna volerlo con tutte le forze.