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Piero Verani, lo psicologo della Tangenziale Ovest: «Importante sensibilizzare le persone all’aiuto psicologico»

Un centinaio di chilometri. Da Piacenza a Castellanza verso l’Ospedale Humanitas, affrontando la barriera di Milano Sud. Quando le auto iniziano ad incolonnarsi e le luci di stop ad accendersi e spegnersi, il tempo sembra quasi entrare in una dimensione tutta sua, quella della Tangenziale Ovest di Milano.

Ed è proprio da questa dimensione temporale che nasce l’iniziativa di Piero Verani, lo “Psicologo della Tangenziale Ovest”. «Da qualche tempo l’Ordine degli Psicologi dedica il dieci ottobre alla Giornata Nazionale della Salute Mentale – spiega il dottor Verani – Molti colleghi aprono i loro studi: un’iniziativa valida e positiva perché ha lo scopo di far conoscere la nostra professione ma anche, forse, un po’ banale. Spesso mi ritrovo in coda la mattina: si possono ascoltare buona musica e notizie ma in seguito arriva la sensazione di perdere tempo. Ho quindi pensato all’idea dello psicologo in tangenziale perché trovo sia molto più utile, stimolante ed interessante ascoltare qualcuno».

L’idea dello psicologo in tangenziale si è concretizzata ad inizio ottobre. Quando il traffico morde i paraurti delle auto incolonnate ecco che il telefono di Piero si accende. Un’oretta di tempo, una finestra che si apre dalla Ovest verso chi si ritrova in viaggio verso università o lavoro. «Ho dedicato la mia iniziativa a quelle persone che non si sarebbero mai rivolte ad uno psicologo ed alcuni colleghi hanno avvallato la mia proposta approvandone anche l’originalità. L’avvicinamento telefonico è molto soft, non si è nemmeno tenuti a dire il proprio nome. Ho fissato un set di regole (l’intero regolamento è disponibile sulla pagina Facebook “Lo psicologo della tangenziale ovest”, NdR) per dare l’idea della massima serietà: è un’iniziativa leggera ma che non vuole affatto essere una scemenza».

Verani proseguirà nella sua attività per tutto il mese di ottobre: un primo contatto telefonico per superare una barriera che scricchiola ma non vuole saperne di cedere. «Nonostante siamo nel 2018 resistono ancora diversi pregiudizi sulla nostra professione – prosegue Piero Verani – C’è una sorta di tabù nel rivolgersi ad uno psicologo quando in realtà si può chiedere supporto anche per una difficoltà, o l’aiuto per affrontare un cambiamento. Come terapeuti, lo dice l’etimologia stessa della parola, siamo aiutanti: il lavoro vero lo fa la persona che deve essere attiva. Se vogliamo la terapia è un viaggio che porta alla scoperta ed all’apprendimento di sè».

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