Si è tenuto al Tecnopolo di Piacenza nei giorni scorsi il Final Meeting del progetto HPM (High Performance Manufacturing) del bando Cluster Tecnologici Nazionali che ha visto come Responsabile di progetto il Prof. Michele Monno, direttore del Laboratorio MUSP. Il progetto HPM è iniziato il 01 gennaio 2014 e terminerà il 31 dicembre 2018 ed è stato coordinato dal Consorzio MUSP sotto tutti gli aspetti: scientifici, formativi ed amministrativi.
L’obiettivo è di incrementare le prestazioni di macchine e sistemi di produzione in chiave Industria 4.0.
Il budget complessivo approvato dal MIUR per il progetto è di 11 milioni di euro, con 15 soggetti partecipanti, tra cui MCM, azienda piacentina leader nella costruzione di macchine utensili con sede a Vigolzone. Al MUSP sono stati presentati alcuni progetti grazie a Giuseppe Fogliazza, Direttore MCE Srl, Divisione Software di MCM SpA.
“Abbiamo presentato uno dei 4 progetti che sono stati finanziati nel 2012 da un’idea di Profumo – ha spiegato Fogliazza -, che vedeva una mancanza di soggetti forti in grado di sviluppare strategie di medio lungo periodo, come dargli torto”. Tutti i partner presenti sono stati organizzati in sottoprogetti (workpackages), MCM era all’interno del terzo per la parte industriale, in collaborazione con il Politecnico di Milano per la parte scientifica e MUSP a coordinare. “L’obiettivo era quello di studiare tecniche di fusione sensoriale, ovvero osservare uno stesso fenomeno grazie a più sensori per avere immagini più dettagliate. Il ruolo di MCM è stato quello di sviluppo di un’architettura in grado di raccogliere dati dalle macchine che produciamo in modo sistematico, filtrarli, memorizzarli, contestualizzarli per raggiungere una piattaforma sul cloud in grado di raccogliere i dati, analizzarli e predire lo stato di salute delle macchine stesse”.
MCM è parte integrante anche di un secondo progetto, “Sustainable Manufacturing”, con molti più partner, una quarantina, finanziato nello stesso periodo del primo descritto sopra, ma con un’iter più travagliato. L’azienda vigolzonese partecipa con due work packages, uno legato all’ecosostenibilità delle macchine (aspetti di consumo e impatto ambientale) assieme al Politecnico di Milano, ITIA (CNR Milano) e OSMA. Il secondo inerente alla creazione di un sistema operativo di officina. “Un’idea forte di integrazione dei mezzi di produzione – continua Fogliazza -, che si proponeva di ottimizzare i flussi di risorse e materie prime all’interno dell’officina attraverso un sistema di controllo multilivello”. Punto di arrivo finale rimane sempre e comunque l’uomo, e la macchina rimane un supporto al lavoro. “Il tema è quello dello Human Center Manufacturing, l’officina deve essere un’ambiente bello in cui lavorare, ma soprattutto riconoscere che l’uomo è la parte intelligente, dove il ruolo della risorsa umana all’interno dell’impianto di produzione viene elevato a supervisore del sistema, le decisioni che possono essere automatizzate, ad esempio per logiche conseguenti a un definito stato della macchina o alla sequenzialità del processo, vengono svincolate dall’uomo che quindi ha come esclusivo ruolo la supervisione del sistema. L’operatore si concentra esclusivamente sulle attività che richiedono capacità di integrazione e correlazione di diverse sorgenti di informazione nella risoluzione di situazioni complesse e articolate”.