Nicola Zingaretti è arrivato questa sera a Piacenza per lanciare anche nella nostra città la sua campagna verso le primarie del Partito Democratico che si terranno il prossimo 3 marzo.
A portare il Presidente della Regione Lazio è stato il comitato a sostegno della sua candidatura di cui fanno parte, tra gli altri, la parlamentare piacentina del Pd Paola De Micheli, il sindaco di Travo Lodovico Albasi, Silvio Bisotti, Elisabetta Rapetti, Nicoletta Barbieri, Marcello Petrini e Martina Affaticati.
Zingaretti, proprio con riferimento alla competizione interna al PD, quale è il suo auspicio?
L’auspicio è quello di ricostruire una alternativa credibile per il nostro paese. L’Italia merita di più di questa stagione di tante parole, promesse e slogan ma purtroppo anche di rischio di un nuovo, drammatico declino. Sono di oggi le notizie di un crollo della produzione industriale, tre giorni fa del lavoro che si è fermato, il PIL che si è fermato e quindi di una crisi economica che torna. Sono segnali che le politiche degli slogan, dei tweet, delle battute, dell’odio non funzionano. L’odio non crea lavoro e l’incertezza su tutto crea crisi economica e crisi sociale. Quello che manca è un’alternativa. Ora, se cambiamo si apre uno spazio. Il PD deve cambiare per essere un’alternativa. Io provo a fare questo.
Riuscirà a presentarsi con una proposta credibile in tempo per le Europee?
La campagna in realtà è già iniziata. Io sono alla 54esima assemblea nei comuni italiani di serate affollate che sono già parte di un processo di rinnovamento. Noi facciamo queste iniziative come Piazza Grande, come luogo in cui si incontrano militanti e dirigenti del partito democratico ma anche persone comuni, ex elettori, cittadini che hanno fatto altre scelte e che ci hanno, a volte, anche votato contro. Offriamo luoghi per riprendere una discussione su quello che è accaduto e su quello che si deve fare per l’Italia, per ricostruire una proposta economica, sociale e culturale che rimetta al centro le persone. Se necessario anche ascoltando chi ci deve fare critiche e vuole essere ascoltato.
Si sente favorito nella competizione interna al PD?
Non bisogna partire, nella politica, da sé stessi. L’importante non sono io. L’importante è la proposta che noi come comunità facciamo a questo paese. Salvini ha prodotto una mutazione genetica della Lega da partito del nord a partito italiano. Questo gli ha portato molti consensi ma ha un tallone di Achille, una debolezza: questo consenso si basa sull’odio, sulla rabbia e non su una prospettiva per creare lavoro, per creare crescita, sviluppo. Questo odio per l’Italia è un costo. Noi stiamo perdendo tempo. Mentre altri paesi europei e del mondo crescono e sono competitivi noi ogni giorno dobbiamo discutere di cose assurde e folli. Questo sta facendo pagare al nostro paese un prezzo insopportabile.
Basta per cambiare? No! Per cambiare dobbiamo cambiare noi perché altrimenti non saremo più credibili. Per costruire fiducia dobbiamo capire noi quello che non è andato e proporre un’altra via all’Italia.
Con lei, come suo braccio destro ha scelto una Piacentina, Paola De Micheli …
Ci Siamo incontrati, con Paola, nella sua funzione di commissario straordinario alla ricostruzione. L’ho trovata una persona di straordinaria capacità che ha saputo, in quel ruolo, di governo svolgere una funzione importante anche per la mia terra (colpita dal terremoto). E’ una persona di una fortissima di una fortissima disponibilità e tenacia politica. Siccome io non credo nel partito del leader ma credo in un partito con un leader … cerco di scegliere i migliori.
Che augurio si sente di fare ai suoi avversari?
Io innanzitutto dico a tutti: partecipate! Facciamo in modo che il tre marzo ai gazebo del PD ci sia tanta gente, giovani, donne, uomini. Perché questo paese sta incominciando a capire che qualcosa non va, che le tante promesse fatte sono spesso promesse irrealizzabili ma avverte anche che occorre una aternativa credibile per voltare pagina. Credo che il tre sia l’occasione di ridare una funzione possibile ad una alternativa che possiamo costruire. Quindi le persone arrabbiate, che avverte che qualcosa non va, che spesso protesta può ritrovare in quella giornata u n “chiodo sul quale attaccare la speranza di voltare pagina. Io credo che se il PD non cambia … non ce la fa a recuperare la fiducia. Questo è proprio l’oggetto della campagna elettorale. Quindi mi permetto di dire a tutti andate a votare ma non per noi, per l’Italia perché questo paese non può continuare così. Votate per ricostruire un’alleanza larga che sia una credibile alternativa a chi sta governando.
Non pensa che gli elettori del PD siano un po’ disillusi e anche disorientati?
E’ da un anno che chiedo il congresso … esattamente per questo motivo. Ho fatto un’intervista il 13 marzo 2018. Siamo al gennaio 2019. Questo, mi permetto di dire, è un altro motivo per cambiare gruppo dirigente. Non bisognava avere troppa paura di questo momento di discussione. Quando ci sono problemi in una famiglia si mettono sul tavolo e si affrontano. Mi auguro di contribuire ad una stagione nella quale si litiga di meno e si discute di più. A volte anche qui, come nelle famiglie, alla fine quando si litiga troppo non si discute; ci si rinchiude nelle proprie posizioni ed il clima diventa brutto.
Io non a caso giro l’Italia con lo slogan “Piazza Grande” perché in questo paese i luoghi dove le persone vanno per incontrarsi, per scambiare idee, per lottare, per costruire cultura. Dobbiamo superare una fase storica nella quale si aveva paura addirittura di incontrarsi per discutere e mettere in campo e sul tavolo i problemi. Alla fine siamo rimasti tutti un po’ più deboli, un po’ più soli, ognuno prigioniero delle proprie convinzioni. Ricostruire una comunità, una cultura politica è il grande obiettivo che ci siamo dati. Sono contento di serate un po’ faticose (anche tre o quattro al giorno) ma molto belle di riscossa democratica.