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Primario di Piacenza arrestato: la lettera aperta dei direttori di dipartimento dell’Ausl

"L’Azienda è fatta da migliaia di donne e uomini per bene, che si prendono cura, ogni giorno, di questa comunità. La responsabilità dei fatti gravissimi emersi è in capo a chi ha sbagliato e non devono degenerare in giudizi sommari"

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta che ci è stata trasmessa dai direttori di dipartimento dell’Ausl di Piacenza, relativa al caso del primario arrestato per presunte violenze sessuali. La missiva è firmata da: Antonella Antonioni, Daniela Aschieri, Raffaella Bertè, Giacomo Biasucci, Gaetano Maria Cattaneo, Filippo Celaschi, Ruggero Massimo Corso, Rino Frisina, Giuliana Lo Cascio, Lucio Luchetti, Giuseppe Marchesi, Fabrizio Micheli
Marco Maserati, Massimo Rossetti, Giampietro Scaglione, Daniele Vallisa.

“In queste ore difficili, come dirigenti dell’Azienda sanitaria di Piacenza, sentiamo il dovere di ribadire con fermezza la nostra posizione e la nostra vicinanza a chi è stato colpito da una vicenda dolorosa e inaccettabile.

Siamo profondamente scossi da quanto emerso dalla ricostruzione delle indagini: fatti gravissimi che ci lasciano attoniti, come persone prima ancora che come professionisti. La nostra solidarietà va innanzitutto alle colleghe che hanno subito violenze e soprusi e a tutti i colleghi del reparto che sono finiti loro malgrado alla ribalta delle cronache.

Sappiamo che il dolore e lo sconcerto sono condivisi da molti: tra i quasi 4.000 dipendenti che ogni giorno lavorano con dedizione nella nostra Azienda, oggi prevale un senso di sgomento e ci chiediamo come sia potuto succedere tutto questo.  Questi atti non rappresentano chi siamo e come operiamo ogni giorno al servizio della comunità. Né tantomeno come collaboriamo tra noi quotidianamente.

La responsabilità dei fatti gravissimi emersi è in capo a chi ha sbagliato e non devono degenerare in giudizi sommari.

L’Azienda è fatta da migliaia di donne e uomini per bene, che si prendono cura, ogni giorno, di questa comunità. Che si riconoscono nei valori di rispetto, responsabilità e dedizione. Che vogliono dissociarsi da ogni comportamento che tradisce la fiducia delle persone e danneggia la dignità della nostra professione.

Non vogliamo che questo impegno venga oscurato da un caso isolato e gravissimo.
Siamo consapevoli che la fiducia si costruisce lentamente e si può perdere in un attimo. Per questo, oggi più che mai, dobbiamo ribadire chi siamo.

Va detto, con altrettanta forza, che la direzione in questi anni ha agito con determinazione, assumendosi la responsabilità di cambiare assetti consolidati, anche con fatica. Proprio a loro dobbiamo dare atto di aver avuto il merito di aver innescato un percorso di riorganizzazione profonda, un cambio di rotta che ha permesso di far emergere situazioni che preesistevano. Come dirigenti, ci impegniamo a proseguire nella strada della trasparenza, del rispetto e della cura. È nostro dovere vigilare, tutelare e reagire, affinché episodi come questi non abbiano più spazio.

Non vogliamo che l’intera comunità sanitaria piacentina venga confusa con chi ha tradito i propri doveri più elementari. Essere un’Azienda pubblica significa anche questo: non nascondere, ma agire. Non difendersi, ma migliorare. Non lasciare sole le persone.
Continueremo a lavorare con coscienza e responsabilità, insieme a una direzione medica e generale che ha accolto le denunce e si è attivata per sradicare comportamenti e reati nel segno della fiducia che i cittadini ci affidano ogni giorno”.

 

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