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Contro l’asfaltatura delle strade di Selva di Ferriere si chiama in causa la Soprintendenza

I promotori della petizione hanno chiesto ufficialmente la sospensione dei lavori e il coinvolgimento della Soprintendenza per verificare la compatibilità dell’intervento con la tutela del paesaggio

La vicenda dell’asfaltatura delle strade interne di Selva di Ferriere continua a dividere residenti, villeggianti e frequentatori del borgo. Dopo la petizione contro il rifacimento in bitume delle storiche mulattiere, lanciata su Change.org, ora arriva un primo atto formale, la richiesta di sospensione immediata dei lavori di asfaltatura trasmessa via PEC al Comune e, per conoscenza, alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza.

L’istanza chiede all’ente di verificare l’eventuale contrasto dell’intervento con la normativa locale e sovraordinata in materia di tutela del paesaggio e, se necessario, di disporre il blocco del cantiere e le conseguenti azioni di ripristino. Alla comunicazione è allegato l’elenco dei firmatari della petizione, che nel frattempo ha raggiunto quota 494 adesioni. Alcuni proprietari di case starebbero inoltre preparando richieste di accesso agli atti e qualcuno avrebbe incaricato i legali di fiducia di valutare ulteriori opzioni a tutela dei propri interessi. La vicenda intanto ha già nettamente diviso abitanti e frequentatori del paese in due opposti schieramenti. Dopo una pausa forzata dovuta alla neve, stamane i lavori sono ripresi ed anche questo solleva alcuni dubbi tecnici (vedi sotto).

Il Comune di Ferriere (il cui sito peraltro risulta fuori uso) nei giorni scorsi aveva diffuso un articolato comunicato di risposta alla petizione (sotto riportato in forma integrale) nel quale rivendicava la scelta compiuta. Nella propria nota l’Amministrazione, guidata da Carlotta Opizzi, spiega che l’intervento era programmato da tempo e richiesto da diversi residenti, stanchi delle condizioni delle strade e delle difficoltà legate alla percorribilità quotidiana. L’ente, che riceve annualmente circa 130.000 euro dalla Regione, per la messa in sicurezza della viabilità di tutto il territorio, sottolinea come le risorse a disposizione siano esigue rispetto all’estensione comunale e alle caratteristiche montane che rendono più onerosi gli interventi.

Ricostruire i vicoli con il selciato tradizionale – si sostiene – avrebbe comportato una spesa di oltre il doppio, mentre ricorrere ad un asfalto colorato avrebbe significato un’extra spesa del 40%, entrambi costi definiti insostenibili. Da qui la decisione di procedere con l’asfalto allo scopo – sostiene la nota – di garantire sicurezza, pulizia e funzionalità, soprattutto per chi vive nel paese tutto l’anno.

Ed è questo discrimine fra residenti 365 giorni all’anno e villeggianti o residenti part-time che ha suscitato grandi dubbi (anche dal punto di vista giuridico).

“Crediamo – scrive il comune di Ferriere – che chi abita il paese tutti i giorni, abbia il diritto di non vivere tra fango e polvere, di poter utilizzare i mezzi per spazzare la neve (prima si spalava a mano, ma lo si faceva in tanti) o per le esigenze di quella poca agricoltura che eroicamente qualcuno pratica ancora, il diritto di avere insomma qualche piccola comodità e sicurezza, senza per questo amare di meno un luogo nel quale ha scelto di vivere, lavorare e crescere i figli.

In realtà l’amministrazione non può basare decisioni su una “gerarchia” tra categorie di abitanti essendo tenuto a rappresentare l’intera collettività, comprensiva di residenti anagrafici, proprietari non residenti, frequentatori. Qualsiasi atto amministrativo che motivi una scelta sulla base della semplice preferenza per un gruppo rispetto a un altro sarebbe giuridicamente fragile, perché irrazionale o discriminatorio. Il Comune dovrebbe quindi dimostrare che un certo intervento è necessario per prevenire rischi o garantire servizi essenziali, prevalendo sulle preferenze estetiche o sulla vocazione turistica. Ma la motivazione deve essere solida, proporzionata e non arbitraria. C’è poi l’aspetto della tutela del paesaggio e della conservazione storica: anche se il Comune agisce nell’interesse dei residenti, non può ignorare eventuali vincoli e normative in questo senso. Peraltro, tra i contrari all’asfaltatura ci sono anche alcuni residenti stabili della frazione che dovrebbero (stando alle giustificazioni addotte dal Municipio) essere parimenti ascoltati ed avere uguale peso nella scelta.

La richiesta avanzata dai firmatari della petizione – già sottoscritta da quasi 500 persone – mira ad ottenere la sospensione dei lavori e una verifica da parte della Soprintendenza, per accertare se l’asfaltatura sia compatibile con le regole di tutela e con la vocazione storica del borgo.

I promotori della petizione inoltre, all’indomani della risposta del Comune, hanno diffuso un’articolata risposta (sotto in forma integrale) con cui contestano, punto per punto, l’impostazione adottata dal Comune. Pur riconoscendo il ruolo prezioso degli agricoltori e dei residenti stabili, il gruppo sostiene che la narrazione proposta dall’amministrazione sia riduttiva e non tenga conto della complessità del contesto.

Selva – affermano – non può essere considerata unicamente in funzione delle esigenze quotidiane dei pochi abitanti rimasti: la sua economia e la sua vitalità dipendono anche dal turismo, elemento che richiede cura del paesaggio e coerenza architettonica.
L’asfaltatura – a loro giudizio – snatura l’identità del borgo e indebolisce una delle sue principali leve di sviluppo.

Lo sanno bene in Valle d’Aosta ed in Trentino dove i villaggi montani vengono conservati con assoluto rigore, pur convivendo in esso le esigenze turistiche con quelle delle dei residenti e delle residue produzioni contadine. Anche la giustificazione economica pare assai debole: non si decide di rovinare ciò che i secoli hanno tramandato fino a noi perché oggi non ci sono i soldi: piuttosto si mettono in pista progetti conservativi e si reperiscono fondi statali e regionali (che cercando si trovano).

Tornando alla replica dei promotori della petizione, gli stessi mettono in discussione la scelta anche dal punto di vista tecnico ed economico, sostenendo che il selciato tradizionale, pur più oneroso in fase di realizzazione, garantisce una durata molto superiore e ridotti costi di manutenzione. Il bitume, al contrario, sarebbe soggetto a rapidi deterioramenti, con inevitabili rappezzi che comprometterebbero ulteriormente l’immagine del paese. I firmatari sollevano anche un tema di sicurezza invernale: senza una salatura regolare, le superfici asfaltate diventerebbero scivolose, aumentando il rischio di cadute e incidenti per abitanti e visitatori.
Al centro delle critiche c’è poi il metodo adottato. L’avvio del cantiere in una stagione considerata poco idonea, l’assenza di una comunicazione pubblica preventiva e il coinvolgimento ritenuto parziale della comunità locale vengono indicati come segnali di una pianificazione insufficiente, non allineata ai principi di trasparenza e partecipazione. Secondo i promotori della petizione, la scarsità di fondi non dovrebbe tradursi in scelte frettolose, ma dovrebbe invece stimolare la ricerca di risorse alternative e progettualità più curate.
La conclusione della replica è un invito all’amministrazione a riconoscere l’errore e a intervenire per rimediare, ricordando che Selva non è un luogo marginale, ma un patrimonio condiviso, vivo e capace di attrarre energie nuove. Una comunità diffusa che, proprio per la sua ricchezza, meriterebbe scelte più coerenti con la storia del borgo e con la vocazione turistica che da sempre lo caratterizza.

Come sottolineano i promotori della petizione un ulteriore motivo di criticità riguarda il periodo scelto per l’asfaltatura. A 1.100 metri di altitudine, le temperature di Selva di Ferriere in questi giorni si mantengono attorno a 2‑3 °C, con minime notturne vicine allo zero. Secondo la normativa e le prassi professionali, lavorare con temperature esterne sotto i +5 °C non è consigliato. Il conglomerato bituminoso perde calore troppo rapidamente, la compattazione risulta inefficace, e si rischiano danni come crepe e deformazioni. Asfaltare in queste condizioni rischia quindi di compromettere la qualità e la durata del lavoro, rendendo le strade più vulnerabili a crepe e riparazioni frequenti.

Il testo integrale della risposta del Comune di Ferriere

Comune di Ferriere

Nei giorni scorsi il Comune ha provveduto al rifacimento della pavimentazione di una parte delle strade interne all’abitato di Selva.

Si tratta di un intervento programmato da tempo, su segnalazione degli abitanti, ormai stanchi delle condizioni della strada.

E’ stata una decisione ponderata; anche noi ci siamo interrogati sull’opportunità di ricostruire le stradine con i sassi, come una volta; l’intervento tuttavia sarebbe costato più del doppio e non avremmo avuto risorse sufficienti.

Abbiamo valutato anche la possibilità di realizzare un asfalto colorato, ipotesi che avrebbe però comportato un aumento dei costi del 40%, rendendo, anche in questo caso, economicamente insostenibile l’intervento.

Per la messa in sicurezza delle strade il Comune di Ferriere riceve ogni anno (dalla Regione, tramite l’Unione Montana Alta Val Nure) circa 130.000,00.

Si tratta dell’unica entrata relativa alla messa in sicurezza delle strade sulla quale il Comune può contare; è un importo modesto se si pensa alle strade di un qualsiasi comune, irrisorio rispetto a un comune con un territorio di 179 km², con circa 150 km di strade, collocato in montagna, lontano da tutto, dove qualsiasi intervento risulta più oneroso (per dare un ordine di grandezza un km lineare di asfalto costa mediamente, a seconda delle zone, circa 100.000,00, esclusi i lavori preparatori).

In questo contesto si collocano le esigenze degli abitanti, quelle maggiormente impellenti dei residenti e quelle legittime di chi, pur vivendo altrove, torna appena può.

Crediamo che chi abita il paese tutti i giorni, abbia il diritto di non vivere tra fango e polvere, di poter utilizzare i mezzi per spazzare la neve (prima si spalava a mano, ma lo si faceva in tanti) o per le esigenze di quella poca agricoltura che eroicamente qualcuno pratica ancora, il diritto di avere insomma qualche piccola comodità e sicurezza, senza per questo amare di meno un luogo nel quale ha scelto di vivere, lavorare e crescere i figli.

La nostra scelta risponde a questi bisogni.

Comprendiamo coloro hanno criticato, anche aspramente, tale scelta, dimostrando comunque amore per il loro paese, auspichiamo tuttavia che anche loro provino a comprendere il diritto dei residenti di avere a disposizione strade decorose da un punto di vista della percorribilità.

Le luci delle case accese nei nostri paesi, ancor più in questi mesi freddi e bui, sono segno di accoglienza per tutti ed esprimono una promessa di continuità ed un messaggio di speranza nel futuro del nostro territorio.

Per questo motivo chi quelle luci tiene accese deve, a nostro avviso, essere ascoltato con particolare attenzione.

La replica dei promotori della petizione

Gentili tutti,
nei giorni scorsi un velo di neve ha pietosamente nascosto il nastro d’asfalto e provvidenzialmente imposto la sospensione dei lavori.
Il vostro supporto ha fatto sì che la stampa dedicasse la giusta attenzione a quanto accaduto, con articoli apparsi su Piacenzaonline e sulla Libertà. Anche l’Amministrazione Comunale di Ferriere ha pubblicato un comunicato in risposta alle numerose segnalazioni ricevute.
Un piccolo gruppo di firmatari di questa petizione, cercando di interpretare i pensieri e i sentimenti dei più, si è a lungo interrogato sulle parole più corrette per rispondere, costruttivamente, al Comunicato dell’Amministrazione, in merito al quale è opportuno chiarire alcuni punti che non possono essere banalizzati.
Pur riconoscendo il grande valore umano e sociale dei coltivatori ancora presenti sul territorio, infatti, le scelte strategiche di un Comune non possono fondarsi su una narrazione semplicistica. La salvaguardia delle attività agricole va sostenuta e rispettata, ma deve essere contemperata con un’altra, non secondaria, risorsa del territorio: la sua attrattività turistica.
Selva, come altri borghi di Ferriere e altre realtà montane, vive anche grazie alla capacità di richiamare visitatori che ne sostengono l’economia e ne mantengono viva l’identità. Interventi che snaturano il paesaggio e compromettono la coerenza architettonica indeboliscono una importante leva di sviluppo: la valorizzazione del territorio.
La lista che sostiene l’attuale Amministrazione ha richiamato col proprio nome – Ferriere Radici e Futuro – l’importanza delle radici, delle tradizioni locali che devono essere valorizzate, proiettandole verso prospettive future. Per questo, l’intervento appare più come un errore di valutazione che come una scelta consapevole. D’altra parte, l’avvio dei lavori in un periodo inadatto, l’assenza di un avviso pubblico e il coinvolgimento solo parziale dei residenti sembrano non rispecchiare un processo di pianificazione pienamente efficace e trasparente.
Oltre a risultare incompatibile sotto il profilo paesaggistico, la scelta dell’asfalto è discutibile sotto il profilo tecnico ed economico. Il nuovo bitume, infatti, porterà a maggiori costi di manutenzione nel medio periodo, con aggravio di spesa pubblica: il vecchio selciato è molto durevole e richiede rari interventi manutentivi, mentre i ripristini del nuovo bitume saranno frequenti, con rappezzi che danneggeranno ulteriormente l’immagine del paese. Inoltre, in carenza di una salatura regolare, la superficie bituminosa comporterebbe rischi di caduta e incidenti in inverno, con conseguenze sulla sicurezza di cittadini e visitatori.
La scarsità di risorse non può essere una giustificazione, al contrario, dovrebbe spronare l’Amministrazione nel reperimento dei fondi, spingendola a sviluppare una capacità propria di progettazione e un’interlocuzione collaborativa con enti pubblici sovraordinati. La mancanza di soluzioni più rispettose del contesto non è un destino inevitabile, ma il risultato di scelte politiche e gestionali che devono essere ben ponderate e rese trasparenti a tutta la comunità.
Selva non è un paese marginale, tristemente raccolto attorno alle ultime luci rimaste accese. Selva è una realtà vivace, il cui respiro e battito sono legati al ritmo delle stagioni. Selva è un patrimonio condiviso da una comunità diffusa che porta con sé sempre nuove risorse. Le scelte pubbliche devono riflettere questa realtà complessa, con interventi rispettosi della storia e del paesaggio, capaci di sostenere sia le esigenze e i diritti dei residenti sia la vocazione turistica che dà senso e prospettiva al territorio.
Confidiamo che l’Amministrazione, riconosciuto l’errore, intervenga per rimediare.
Ringraziamo i firmatari e quanti ancora vorranno unirsi alla richiesta.
Con rispetto e determinazione.

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