«Dopo la mia interrogazione in Commissione Lavoro, ho saputo dai sindacati, oggi pomeriggio, che martedì è stata chiusa la trattativa con il liquidatore, ottenendo un buono uscita senza attivazione degli ammortizzatori sociali o di altri strumenti. Il caso, quindi, si chiude qui, ma evidenzio indispettita come un’altra volta la famiglia Malacalza abbia chiuso un’azienda senza preoccuparsi dei territori e delle persone che per anni l’hanno fatta guadagnare. E ora abbiamo circa 40 dipendenti da ricollocare e un’altra azienda chiusa».
Lo afferma la deputata della Lega, Elena Murelli, la quale il 26 febbraio ha riportato (dopo il suo precedente intervento l’11 dicembre 2018) il caso all’attenzione del Governo, con un’interrogazione sulla situazione della Sima&Tectubi di Podenzano. L’azienda ha deciso di chiudere dopo aver registrato perdite di 11 milioni negli ultimi sei anni.
All’interrogazione è arrivata oggi la risposta del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon: «Si evidenzia che il Governo manterrà alta l’attenzione sulla vicenda fin qui esposta, continuando a monitorare gli ulteriori sviluppi al fine di valutare – qualora richiesto – ogni possibile soluzione volta a tutelare la posizione dei lavoratori».
«La famiglia Malacalza – ha scritto Murelli – ha assunto una posizione di indisponibilità rispetto ad ogni ipotesi di dialogo costruttivo fra le parti, per una gestione condivisa e una soluzione ottimale della vertenza».
Murelli è preoccupata per i 40 dipendenti, «tutte persone tra i 40 e i 50 anni che rischiano di restare senza un reddito, un ammortizzatore o la pensione» – e ritiene «incomprensibile l’atteggiamento dell’azienda, sebbene i Malacalza abbiano fatto la stessa cosa con l’azienda Omba, in Veneto».