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Presentati i risultati del questionario sui commercianti del centro storico grazie all’associazione Piacenza Oltre

Si è svolta con successo la serata organizzata da Piacenza Oltre “Quota Centro” in cui i membri dell’associazione hanno voluto condividere con la cittadinanza i risultati del loro questionario, sottoposto a 101 commercianti del centro storico, in cui si chiedeva agli stessi opinioni, considerazioni in merito a tematiche disparate (situazione attuale, possibili soluzioni, dati operatori). I commercianti facevano riferimento a categorie diverse (dall’abbigliamento, casa, arredamenti, fino bar, ristoranti e alimentari).

Il riferimento nel questionario erano tutte le vie del centro, altra particolarità, non solamente quelle principali come Corso Vittorio Emanuele, ma anche via Calzolai, colpita da uno spopolamento sotto gli occhi di tutti, Piazza Borgo, Via Borghetto, Via Mazzini, Piazza Duomo, Piazza Cavalli, Via Sopramuro, Via Felice Frasi. L’obiettivo era principalmente quello di ascoltare le opinioni di chi il centro storico lo vive quotidianamente, cercando di fare anche qualche proposta che possa risolvere anche una piccola parte dei problemi del centro, seppur si possa dire che non sono problemi circostanziati alla sola Piacenza, ma a molte realtà limitrofe che troppo spesso i piacentini per primi esaltano. Presenti anche Mauro Saccardi, consigliere comunale e membro della Commissione Sviluppo Economico, Katia Tarasconi, Consigliere regionale ed ex assessore al commercio, Gianluca Barbieri di Unione Commercianti, Fabrizio Samuelli di Confesercenti, infine due commercianti, Davide Ancora e Giacomo Motta.

Irina Vetere ha introdotto la serata: “In base ai risultati del nostro sondaggio, molto importante sarebbe la costruzione di una struttura policentrica e di interesse, in modo da costituire dei veri e propri punti nevralgici, per cui viene da sè una pedonalizzazione, parcheggi nei pressi di queste aree di interesse e una rete che possa connettere ciascun punto e punti di connessione per piste ciclabili, in modo da riqualificare l’intera area, in modo da creare anche delle aree verdi. Tutto questo nell’ottica di un Piacenza Village, una sorta di grande centro commerciale, cosicchè non ci pesi più neanche fare due passi. L’obiettivo finale rimane quello di valorizzare le nostre eccellenze, a livello settoriale e mentale soprattutto. Tutto in una logica win-win, e in un ottica virtuale”.

Irina Vetere ha sottolineato che già esistono app in questo senso. “Consentono di raccogliere informazioni relative alla nostra città, quello che manca è il valore aggiunto della interazione, sarebbe interessante costruire una vera e propria città virtuale, partendo dal turismo con un calendario di eventi e corsi di formazione, una lavagna in cui il cittadino possa esprimere la propria opinione, chiedere consigli e fornire spunti, cui si aggiunge un marketplace, incontro di domanda e offerta di lavoro. In più il lifestyle di distretto, per identificare le nuove proposte commerciali, una sorta di tripadvisor. Infine l’impresa, per fungere per mettere a disposizione risorse in una chiave policentrica, connettendo la città, creando un link tra online e offline, ad esempio con il posizionamento di totem che col QR code possono individuare non solo tutte le informazioni che sono a disposizione”.

Mauro Saccardi ha sottolineato che i risultati del questionario non l’hanno sorpreso. “Il calo del commercio è sotto gli occhi di tutti, legato anche allo spopolamento dei residenti. Il quartiere 1 è quello che ha perso più residenzialità. Sugli eventi si può dire che sono importanti, ce ne vorrebbero di più e ce ne saranno di più, ma non sono fondamentali per la rinascita del centro storico, che deve essere vivibile sempre non solo nel periodo dell’evento, perchè i negozi vivono tutto il giorno. Sulla ZTL possiamo dire che va fatta, il centro storico liberiamolo dalle macchine, è il cuore della città e deve esserci un sistema a supporto. In questi anni sono stati portati via gli uffici importanti perchè li ci sono tante persone che lavorano”.

Gianluca Barbieri di Unione Commercianti: “Nel questionario sono stati scelti campioni che appartengono un po’ a tutta l’area del centro storico, non solo le zone più importanti. I dati devono farci riflettere, mancano parcheggi, dovuti credo a una mancanza di trasporti pubblici che devono essere meglio potenziati. Il discorso riguardante le aree dismesse è di alto profilo, riguarda un quadro di marketing che può essere affrontato con soluzioni sinora non ancora affrontate. Il centro è anche un ruolo di aggregazione, le persone si spostano perchè trovano aree verdi o di sgambamento cani. Il discorso di ripotenziare aree verdi che attraggano è fondamentale, dobbiamo tenerne conto. Gli eventi sono importanti ma si concentrano solo in alcuni periodi della settimana, ma la fruibilità deve essere quotidiana, e la Smart City va proprio in questa direzione. Senza nulla togliere alla politica degli eventi”.

Davide Ancora, commerciante, si è riallacciato al discorso degli eventi, accentrando l’attenzione su uno dei maggiori eventi degli ultimi anni, il Guercino: “Evento importante, ora c’è Annibale di cui noi commercianti non sapevamo niente. In centro ci sono tantissime associazioni e si fanno molti eventi, ma manca la comunicazione. Nel momento in cui le associazioni piccole si agganciano ad un evento di portata superiore riusciamo ad uscire ad attrarre le persone da fuori, il centro deve essere di moda. Non siamo attrattivi, abbiamo tante cose, ma non riusciamo a spiegarle, non riusciamo a fare rete” per avere un evento grande che faccia da traino”.

Anche Fabrizio Samuelli di Confesercenti sottolinea che i dati del questionario non lo sorprendono, ma soprattutto le nuove aree commerciali non lo convincono: “Stiamo lottando con le amministrazioni affinchè capiscano l’importanza degli operatori commerciali presenti sul centro storico. Comunque svolgono una funzione sociale. Il rischio è di andare a costruire delle cattedrali nel deserto fuori dalla città e poi vedere il centro storico deserto. C’è una forte aspettativa verso le aree dismesse, ma poi bisogna capire come recuperare queste aree e con quali risorse. Il centro storico ha un appeal ben diverso rispetto a un grande centro commerciale, non hanno storia cultura, non hanno persone che compongono questo centro, gli operatori hanno una grande forza, ma dimenticano cosa hanno in mano e non riescono a fare gruppo”.

Giacomo Motta, commerciante, ha spostato l’attenzione della discussione verso i residenti, non solo i commercianti, perchè “i residenti ci vivono. Se non li consideriamo forse le nostre proposte rimangono lettera morta. Il centro deve essere comodo e attraente. In via Calzolai ogni due negozi c’è un garage, anche dal punto di vista commerciale non è bello da vedere”.

Katia Tarasconi ha cercato di andare controcorrente: “Nel 2007 di sera il centro storico era davvero morto, ora non lo è. Abbiamo provato il codice QR, abbiamo provato a creare Vita in Centro a Piacenza. Lo spopolamento inizia dagli anni 60, in realtà i residenti di poco stanno ritornando. Il centro storico è tornato di moda, soprattutto per i ragazzini. Aveva perso interesse, adesso i ragazzi invece di andare all’Avila la sera vanno li, non fanno a sufficienza per tutti, perchè ci sono tipologie di commercio che non possono vivere con dei ragazzini di 18/19 anni, però sono tornati a viverlo. Una programmazione Smart ha senso se fatta con criterio. La verità è che mancano parcheggi nell’Area Nord, tipo Piazza Cittadella”. 

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