«Le condizioni di vita nei campi di lavoro sovietici erano disumane. Gli internati venivano soprattutto impiegati per estrarre pietre che servivano a costruire strade. Si moriva di freddo, di fame, per stanchezza».
Il pubblico intervenuto all’incontro organizzato all’Auditorium della Fondazione dall’Associazione Liberali Piacentini sugli eccidi nazionalsocialisti (nazisti) e sovietici – presenti il Prefetto Maurizio Falco, il Questore Pietro Ostuni, il Comandante provinciale dei Carabinieri Michele Piras, l’Assessore alla Cultura del Comune di Piacenza Jonathan Papamarenghi – è rimasto molto colpito dalla testimonianza di Aman Utengenov, (leggi nostra intervista di ieri) ragazzo kazako di 27 anni in Italia per qualche giorno. Aman fa la guida turistica (ha accompagnato il gruppo dei Liberali Piacentini durante la visita compiuta lo scorso anno nel Gulag di Karaganda), parla l’italiano, imparato da autodidatta, ed è la prima volta che viene nel nostro Paese, di cui ama «la lingua, la cultura, la musica, il modo di vivere».
Prima di raccontare il Kazakistan di oggi, l’ospite ha testimoniato quanto accadeva nel Gulag di KarLag, a Karaganda, ricostruito grazie al Museo della repressione politica staliniana (i sovietici conservarono i lager nazisti, ma distrussero i loro, per cancellare ogni traccia delle nefandezze compiute): «Non c’è posto per l’oblio. E’ importante ricordare i milioni di prigionieri e di morti. A KarLag, un territorio esteso quanto la Francia, si praticava la tortura: per parecchi giorni non si dava né cibo, né acqua; gli interrogatori potevano durare anche 24 ore consecutive e ai prigionieri, colpiti con scariche elettriche, venivano schiacciate le dita a martellate. Alle donne – ha detto Aman – non era riservata miglior sorte: stesso freddo, stessa fame, stessa disperazione. Veniva loro risparmiata la fucilazione, ma subivano il distacco dai loro bambini, molti dei quali morivano di stenti».
L’incontro dei Liberali, coordinato dal presidente dell’Associazione Antonino Coppolino, ha trattato anche dei lager, con l’intervento di Danilo Anelli, che ha ricostruito storicamente la nascita di quel che in origine era il nazionalsocialismo, meglio noto come nazismo. La persecuzione degli ebrei, i ghetti, i campi di concentramento e lo sterminio. Attraverso fotografie e video, il relatore ha descritto la vita dei lager: Dachau, Auschwitz e il campo di prigionia Stalag XB, dove è stato rinchiuso il padre (e anche Giovannino Guareschi): «Non ha mai raccontato quasi nulla di quel periodo – ha spiegato Anelli – se non il fatto che le SS erano spietate».
Corrado Sforza Fogliani ha ringraziato Utegenov per aver così ben illustrato il suo Paese, in grande rinascita: «Aman appartiene a una nazione che ha voglia di vivere ma che non dimentica il passato, utile insegnamento per il futuro. Come Associazione – ha proseguito Sforza Fogliani – abbiamo avviato un grande progetto di restituzione della verità. Dopo il Kazakistan, quest’anno visiteremo le repubbliche Baltiche, dove ci sono altri musei della repressione staliniana. Doveroso portare i giovani a visitare i lager, ma giusto fargli sapere che c’è anche il resto. C’è solo un libro che tratta il tema delle deportazioni in modo equilibrato: “Il dominio del terrore” di Claudio Vercelli, Salerno editore».
Aman, che parlerà dello stesso argomento anche in un incontro che si tiene domani, giovedì 4 aprile, a Roma, nella sede di Confedilizia, ha donato a Corrado Sforza Fogliani lo Shapan, tipica veste kazaka indossata da figure di riconosciuta esperienza.