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La storia del partigiano Bisagno che combatte il comunismo e morì in circostanze poco chiare

Morì il 21 maggio 1945, a 23 anni, in circostanze poco chiare. Secondo la relazione del commissario politico cadde dal tetto di un camion di soldati nei pressi di Desenzano, a causa di una brusca sterzata dell’autista e finì sotto le ruote del mezzo. La sua morte fu dunque derubricata come incidente stradale,  ma più di un dubbio resta. Il sospetto di una sua eliminazione in quanto personaggio scomodo è più che giustificato. Stiamo parlando del partigiano Bisagno, nome di battaglia di Aldo Gastaldi, ricordato dai Liberali Piacentini nell’ambito della settimana di eventi celebrativi del trentennale della caduta del Muro di Berlino nello spirito dell’istituzione, con la legge della Repubblica italiana n. 61/05, del “Giorno della libertà”, ogni 9 di novembre.

Nel corso dell’incontro, introdotto dal presidente dell’Associazione Antonino Coppolino, è stato proiettato un interessante documentario (“Bisagno,. La Resistenza di Aldo Gastaldi”) di Marco Gandolfo, che – attraverso le commoventi testimonianze di chi combattè al suo fianco e i documenti dell’epoca – racconta la storia di questo eroe della Liberazione (per il quale il cardinale di Genova Angelo Bagnasco ha avviato la causa di beatificazione), di un partigiano fuori dagli schemi, apertamente cattolico («che trovò – si dice  nel filmato – tranquillità e giustizia in Dio»), valoroso ma non spietato («usava la fermezza mischiata alla dolcezza e raccomandava ai suoi uomini di rispettare i prigionieri, soprattutto le donne»), antifascista ma non comunista. Lo testimoniano i documenti mostrati e letti nel documentario, dove emerge chiaramente il contrasto di Bisagno con l’apparato comunista della sesta divisione ligure, diventati sempre più aspri dopo la sua richiesta al Corpo volontari della libertà di abolire la figura dei commissari politici, quasi tutti comunisti, che curavano soprattutto gli interessi del Pci e non dei partigiani; nonché la sua richiesta di affidare l’ordine pubblico alla polizia militare americana togliendolo alla polizia partigiana, allo scopo di fermare, a Genova, le uccisioni dei fascisti vinti e di persone che con il fascismo nulla c’entravano.

Aldo Gastaldi era dunque un personaggio scomodo, che era contro i totalitarismi, che combatteva davvero per la libertà e per la riconciliazione nazionale. Un partigiano, è stato sottolineato nel corso dell’incontro ai Liberali, attraverso il quale si può rappresentare una storia della Resistenza assai diversa da quella che siamo soliti ascoltare. E non è un caso che – si è osservato nel dibattito seguito alla visione del filmato – per un personaggio definito “il primo partigiano d’Italia” e un “eroe di popolo”, Anpi («e si può anche comprendere») e Apac («i partigiani cristiani, e qui si capisce meno») non si siano espresse sulla proposta di beatificazione formulata dal card. Bagnasco.

La settimana di eventi celebrativi del “Giorno della libertà” – organizzati allo scopo di diffondere la cultura che condanna gli opposti totalitarismi in egual misura – prosegue oggi, giovedì 7 novembre, alle 18, nella sede di via Cittadella 39 – con la conferenza sul tema “La verità negata su Chernobyl”, con filmati introdotti da Corrado Sforza Fogliani e commentati da Gianmarco Maiavacca.

Continua intanto fino a sabato 9, alle 18, nella sede dell’Associazione Liberali, la mostra sui lager nazionalsocialisti e sui gulag sovietici, che comprende anche la documentazione acquisita nel corso del viaggio nei Paesi baltici compiuto dall’Associazione, con visita ai musei che ricostruiscono la vita dei gulag.

 

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