Se fossimo a Hollywood la vicenda si potrebbe intitolare “Per un pugno di voti”. Parola fine sulla intricata vicenda che ha visto coinvolti Samuele Raggi e Gianluca Bariola per il seggio in Consiglio comunale. L’antefatto è noto: nelle Amministrative del 2017 Raggi riscontrò errori nel conteggio dei voti (12 per la precisione) nella sezione di Borghetto, assegnati appunto a Bariola.
Da li è partito l’iter giudiziario di ricorsi e controricorsi che si è chiuso definitivamente, salvo improbabili sorprese, con la sentenza TAR del 9 dicembre scorso, nel quale si ribadisce come “l’erroneità dello scrutinio finale sia stata incontrovertibilmente accertata dal Tribunale di Piacenza” ma la sentenza aggiunge che “il ricorso è improcedibile per la mancata impugnazione della deliberazione con la quale il Comune ha surrogato il consigliere comunale Rizzi”. “In definitiva è accertato l’errore ma per un vizio procedurale, hanno respinto il ricorso – sottolinea l’esponente di Italia in Comune – avrei dovuto fare un nuovo ricorso al TAR al momento dell’ingresso di Gianluca in consiglio, impugnando l’atto”.
Proprio il non aver impugnato la delibera della surroga votata dal consiglio comunale di Piacenza (per far subentrare Bariola al posto del dimissionario Paolo Rizzi) è costato a Raggi la possibilità di sedere in quell’aula dove avrebbe avuto diritto a stare in base al riconteggio dei voti.
Unica magra consolazione per Samuele Raggi il fatto che il Tar ha deciso per la compensazione delle spese legali e quindi ognuno pagherà solo l’onorario del proprio legale.
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