E’ stato un risveglio amaro quello del Pd dopo la notte elettorale appena trascorsa perché questa volta si ha l’impressione che non sia stata solo persa una battaglia ma tutta la guerra: Renzi come Napoleone a Waterloo. Ora per lui non ci sarà l’esilio a Sant’Elena ma quello dai vertici della politica attiva, molto probabilmente, sì anche se visto il personaggio nulla è mai detto. Non per nulla in tarda mattinata sono arrivate voci di dimissioni, rapidamente smentite.
A casa nostra, a Piacenza (e nella vicina Parma con cui condividevamo parte dei collegi), il centro destra ha pigliato tutto il banco ed è stata in particolare la Lega a mettere a segno un poker con il piacentino Pisani e poi Saponara, Cavandoli, Tombolato.
Cavalcata trionfale verso Montecitorio anche quella di Tommaso Foti che ritorna a sedere in parlamento per la quinta volta nella sua carriera politica. Foti peraltro lascerà libero il suo seggio in regione.
Le politiche, si sa, sono una cosa diversa rispetto alle locali e la gente spesso vota con logiche diverse. Però il risultato ottenuto dalla Lega (primo partito in provincia) e dal centro destra in generale rafforza anche i governi locali ed in particolare la giunta di Piacenza.
Le tante e spesso dure critiche mosse dai consiglieri PD alla giunta Barbieri (Spazio 4, taglio fondi alla cultura etc.) non sembrano avere trovato molta eco nelle urne dei piacentini.
Non ha nemmeno funzionato, per il partito di Renzi giocare volti noti della politica locale come Patrizia Calza e Paola Gazzolo. Ma forse, questa volta, era come difendere la Kamchatka a Risiko con due carrarmati contro trenta. Comunque fossero rotolati i dadi (e i dati), la sconfitta sarebbe stata certa.