Sarmato guarda indietro alle sue origini, per raccontare agli abitanti storie e racconti di strade e personaggi di un tempo lontano: il weekend del dialetto si è aperto nella mattinata di venerdì 17 gennaio – giornata nazionale del dialetto – con una passeggiata con le classi quinte delle scuole elementari guidati da due poeti dialettali sarmatesi, Ester Albiero e Sandro Sacchi.
I bambini hanno così riscoperto scorci del Sarmato di poco meno di un secolo fa, rappresentati nelle fotografie che sono state stampate e posizionate in vari punti del paese, da Piazza Roma a Piazza Cortiglio, fino a via Po.
Negli occhi dei bambini la meraviglia per un paesaggio diverso da quello a cui sono abituati e molta curiosità per i versi delle poesie di Albiero e Sacchi.
Domani, sabato 18 gennaio, alle ore 15 l’appuntamento è aperto a tutti i sarmatesi alle ore 15 in Vicolo Badile (all’incrocio con via Po) per scoprire la nuova targa realizzata per spiegare proprio come mai questa via si chiami in questo modo e qual è il suo nome in dialetto, per poi proseguire il giro facendo tappa alle varie fotografie, per terminare con i poeti all’osteria “del balilla”, la più longeva del paese.
“Abbiamo voluto aderire alla giornata nazionale del dialetto, quest’anno all’ottava edizione, per mettere in luce scorci di Sarmato e delle sue tipicità.
La targa “Cuntrà dla Badila” è la prima di una serie che abbiamo in programma per raccontare le vie ma anche i personaggi che hanno abitato il paese e l’hanno portato a diventare quello che conosciamo ora” spiega il Sindaco Claudia Ferrari.
Le foto appartengono all’archivio fotografico del club sarmatese e sono state riprodotte su forex: un gioco visivo che paragona passato e presente e stupisce nelle diversità.
“Non si tratta di essere malinconici, ma di guardare al paese attraverso le tante piccole storie che ci hanno portato fino a qui” continua Ferrari “Ora siamo noi a fare Sarmato, ad abitarne le vie e a crearne la quotidianità: conoscerle attraverso immagini e parole è entrare a far parte ancor di più di questa comunità, che dev’essere naturalmente proiettata verso il futuro: proprio per questo è ancora più importante avere salde radici”.