Come sarà l’agricoltura del futuro? Se da una parte nel mondo in cui viviamo il fabbisogno di cibo è sempre più impellente data la crescita demografica, dall’altra parte si nota che la perdita di spazi agricoli a fini energetici necessita di essere limitata. Contemporaneamente la crescita di energia elettrica si insidia sempre più anche nel settore agricolo. E’ necessario trovare soluzioni alternative, ma soprattutto sostenibili. Con questo spirito remTec, azienda con sede al Casalromano (MN) si è presentata questa mattina nell’aula Piana dell’Università Cattolica di Piacenza, pensando al futuro e proponendo l’agrovoltaico come possibile soluzione. Presenti in veste di relatore Giancarlo Ghidesi, CEO di remTec, Roberto Angoli, consigliere remTec, Stefano Amaducci del Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili – Università Cattolica del Sacro Cuore. Paolo Mancioppi, assessore all’Ambiente del Comune di Piacenza, ha portato i saluti dell’Amministrazione.
L’agrovoltaico è innanzitutto un sistema di inseguimento solare mono o bi assiale che permette di massimizzare la produzione di energia elettrica da fonte solare, mantenendo disponibile il terreno sottostante per l’attività agricola.
“Il progetto – ha spiegato Angoli -, è frutto di attività condivisa tra un gruppo di studio conosciutosi 8 anni fa. L’obiettivo è quello di produrre energia solare gestendo la superficie, a differenza dei pannelli solari sui tetti delle case. Duplicando la superficie di terreno, possiamo mettere i pannelli fotovoltaici che permettono al sole di raggiungere il terreno. Abbiamo fatto vari controlli sui materiali, sui pesi e attendendo tutte le autorizzazioni del caso, visto il coinvolgimento di 24 enti. Una strada lunga che ha portato però a sviscerare ogni dettaglio”.
I risultati portati sono incoraggianti: “Sovrapponendo i due strati, possiamo arrivare anche ad un aumento del 45% di produzione agricola, senza impatti per l’agricoltura nel suo complesso. remTec è detentrice del brevetto, stiamo lavorando oggi per esportare la nostra tecnologia in Cina e Giappone dove abbiamo rispettivamente 3 impianti (riso) e 2 (thè verde). Siamo riusciti in questo anche senza gli incentivi prima offerti dallo Stato”.
“Abbiamo cercato di migliorare l’efficienza energetica – sottolinea Amaducci -, attraverso l’ottimizzazione dell’uso di concimi e di acqua, per un’agricoltura conservativa e di precisione”.
Mancioppi ha rimarcato l’importanza di un progetto di portata internazionale: “I frutti che la terra è in grado di donarci sono importanti tanto quanto l’energia per produrla”.
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