Riceviamo e pubblichiamo una lettera che una nostra lettrice, Adele Boncordo, ha scritto al presidente del Consiglio Conte riguardo alla fase 2 ed all’ipotesi di scaglionare le uscite per fasce di età.
“Gent.mo Presidente Giuseppe Conte,
mi chiamo Adele Boncordo, vivo a Piacenza e ho 70 anni. La mia vita prima dell’evento del coronavirus era molto attiva; infatti andavo abitualmente in palestra, facevo passeggiate e inoltre sono molto impegnata nel sociale.
Sono vicepresidente di una Associazione che si occupa di turismo sociale, vicepresidente di un comitato dell’Ausl locale e collaboro attivamente con altre Associazioni.
Queste attività le svolgo in collaborazione con colleghi professionisti come me, che sono fuori dal circuito lavorativo per età. Infatti siamo un bel gruppo di “settantenni” che programmano e realizzano iniziative nel sociale relative alla valorizzazione del nostro territorio, all’organizzazione di presentazione di libri, al coordinamento e attivazione di gruppi di lettura, alla costituzione a Piacenza della Sezione Emilia Romagna dell’Istituto Italiano di Bioetica e altro ancora.
Tutto questo per dire che siamo molto attivi e riutilizziamo con soddisfazione le competenze acquisite in ambito lavorativo.
Queste nostre attività sono state fermate, come per tutti, dall’emergenza sanitaria e come tutti siamo in attesa di poter riprendere con tutte le misure precauzionali necessarie (mascherine, guanti e distanza di sicurezza) la possibilità di uscire di casa e la ripresa, seppure con molta cautela e con nuove tecnologie, dei nostri progetti.
In questa giorni una notizia mi ha veramente sconvolta. Ho letto che la fase 2 prevede una graduale ripresa degli spostamenti secondo fasce di età e gli anziani (io e altri colleghi siamo in questa categoria) usciranno per ultimi.
Questo mi sembra veramente deprimente per chi è in casa da più di un mese (sono ormai 40 gg.) e aspetta di fare almeno quella limitata attività motoria per la propria salute. Riferendomi al concetto di salute dell’OMS non c’è solo da preservare la salute fisica ma anche psichica, relazionale e ambientale.
Inoltre come è capitato ai tempi dell’AIDS, penso che più che parlare di categorie a rischio ( il primo paziente ha 38) anni) si debba focalizzare l’attenzione su comportamenti a rischio anche se per alcune persone ci sono fragilità maggiori, ma sarà loro cura attenersi a consigli medici ben precisi
Per cui la prego Presidente, non siamo morti per il coronavirus, ma adesso non faccia spegnere i nostri cervelli obbligandoci in casa ma faccia ritornare anche noi come gli altri ad una vita normale.
Augurandole buon lavoro, porgo distinti saluti.
Adele Boncordo”