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Arrestato don Stefano Segalini. Il vicario del Vescovo dice “notizie che ci riempiono di dolore”

Epilogo peggiore la vicenda di don Stefano Segalini, ex parroco di San Giuseppe Operaio, non poteva avere. Il sacerdote, dimessosi lo scorso maggio dal suo incarico, è stato arrestato dalla polizia con accuse davvero pesanti “violenza sessuale e stato di incapacità procurato mediante violenza”.

Fra i sospetti degli inquirenti c’è quello che don Stefano possa aver utilizzato sostanze psicotrope per abbassare lo stato di coscienza di alcuni giovani, maggiorenni, e potersi così approfittare di loro. Proprio sulla scorta degli elementi raccolti il pubblico ministero  Emilio Pisante ha chiesto ed ottenuto dal Gip la misura cautelare degli arresti domiciliari a cui il sacerdote è da ieri sottoposto. Si trova in una struttura religiosa fuori provincia, il Lombardia, dove si era ritirato, d’accordo con il Vescovo, dopo aver lasciato la guida della parrocchia in seguito a comportamenti che lo stesso monsignor Ambrosio aveva pubblicamente stigmatizzato come “moralmente inammissibili per un sacerdote della Chiesa cattolica”.

Nei prossimi giorni don Segalini verrà ascoltato dal giudice e potrà fornire la propria versione dei fatti che se risulterà convincente potrebbe portare alla revoca dell’attuale provvedimento.

La legge italiana prevede l’applicazione di misure cautelari quando 1) vi sia la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza e 2) il rischio di inquinamento delle prove o il rischio di fuga dell’imputato o il rischio di reiterazione del reato. Resta da capire quale, secondo il p.m., fosse il pericolo che ha reso necessario imporre a don Segalini gli arresti domiciliari.

La Curia: “Un dolore che ci interroga”

Nessuna dichiarazione intanto da parte del Vescovo mentre nel pomeriggio odierno mons. Luigi Chiesa, vicario generale della diocesi di Piacenza-Bobbio ha affidato alle pagine online del Nuovo Giornale una breve dichiarazione intitolata “Un dolore che ci interroga”.
«La notizia dell’arresto di don Stefano Segalini e del provvedimento cautelare deciso dalla magistratura – scrive mons. Chiesa – ci addolora profondamente. Il dramma di chi si dichiara vittima di abusi come pure il dramma di chi si ritrova accusato di una colpa tanto grave ci chiedono anzitutto vicinanza e preghiera.

Confidiamo che si giunga il più rapidamente possibile a chiarire i fatti e le responsabilità. Assicuriamo preghiera e vicinanza a tutti coloro che sono coinvolti in questa tristissima vicenda e in particolare alla comunità di San Giuseppe Operaio.

Per la delicatezza della situazione e il rispetto dell’operato della magistratura nelle indagini in corso, riteniamo doveroso non rilasciare ulteriori commenti.

E se queste notizie ci riempiono di dolore, proprio per questo come cristiani siamo chiamati tutti ancor più urgentemente a dare testimonianza responsabile ed evangelica perché, come altre volte è accaduto nella storia della Chiesa, anche attraverso queste ferite ci sia una rinascita».

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