Questa mattina su disposizione della procura della Repubblica presso il tribunale di Piacenza, la polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari a carico di un medico in servizio presso il Pronto Soccorso ed il servizio di Emergenza Territoriale 118 dell’Ospedale Civile di Piacenza. Il professionista è indagato per traffico di stupefacenti, falso in atto pubblico, peculato e truffa ai danni dello Stato. Contestualmente, è stata data esecuzione ad un decreto di perquisizione personale e locale esteso ai veicoli ed ai luoghi di lavoro a carico dell’arrestato e di altri quattro indagati, tra cui un ulteriore medico di medicina generale in servizio a Piacenza, tutti sottoposti a procedimento penale per spaccio di sostanze stupefacenti in concorso, nonché per ulteriori gravi fattispecie di reato tutte in via di accertamento e definizione.
L’indagine odierna nasce sulla scia dell’arresto in flagranza di reato per corruzione operato ad inizio agosto a carico di un medico di famiglia che dispensava ricette di farmaci oppiacei. A fine agosto la direzione sanitaria dell’Ausl aveva informato la procura della Repubblica di aver ricevuto una segnalazione da una farmacia piacentina relativa ad un abnorme quantitativo di confezioni di “morfina cloridrato da 10 MG in fiale” prescritte da un medico di medicina generale ad un collega medico in servizio presso l’Ospedale Civile di Piacenza, quantitativo superiore al migliaio di fiale. La farmacia, trovando sospetta la prescrizione, avrebbe contattato direttamente il medico prescrivente per chiederne conferma. Il medico a quel punto aveva subito smesso di prescrivere la morfina al collega. Quest’ultimo anzichè desistere ha iniziato direttamente a prescrivere la morfina a terza altra persona, sua conoscente e nota alle forze dell’ordine quale consumatrice di cocaina. Da approfondimenti della Squadra Mobileè emersa una situazione ben più grave come scrive la questura in una nota “In totale assenza di controlli interni, risultava perdurante quantomeno dall’inizio dell’anno, con plurime segnalazioni giunte dalle farmacie territoriali, tutte concordi nel descrivere una condotta degna di approfondimento e di sospetto circa la liceità del comportamento posto in essere dal medico di Pronto Soccorso 118 e meritevole di urgenti verifiche, stante anche il delicato compito svolto dall’esercente la professione sanitaria”.
E’ così emerso che il medico ospedaliero si approvvigionava quasi quotidianamente di enormi quantità di morfina attraverso varie farmacie. In almeno due circostanze le vittime di incidenti stradali alle quali il medico aveva dichiarato di aver somministrato morfina, erano invece risultate negative ai test per la ricerca di stupefacenti.
L’attività investigativa, supportata da moderni mezzi di sorveglianza audio/video anche a bordo di autoveicoli, ha fatto emergere come il medico oggi arrestato prescrivesse formalmente la morfina ad amici e conoscenti, per poi ritirare direttamente tali farmaci stupefacenti a mezzo di complici o direttamente in prima persona. Le ricette di morfina venivano intestate a terzi, così da eludere eventuali controlli ed in taluni casi anche con il benestare delle stesse persone.
Le ricette venivano formate indicando in calce direttamente il numero di telefono del medico prescrittore di modo che, eventuali rimostranze dei farmacisti, arrivassero direttamente al prescrittore stesso, il quale avrebbe potuto confermare la veridicità della ricetta senza causare interventi delle forze dell’ordine o della Direzione Sanitaria per il controllo della ricetta. Particolare non da poco, visto che la prescrizione espletata da un medico del servizio di emergenza/urgenza 118 ad un paziente avrebbe comunque fatto scaturire controlli in quanto ricetta non prescritta dal medico di medicina generale.
Nell’ambiente ospedaliero era noto che il medico in questione potesse sottrarre morfina potenzialmente destinata ai pazienti, tanto che negli ultimi mesi erano state approntate procedure volte a garantire il controllo della morfina da parte degli infermieri professionali, ma anche queste iniziative si erano rivelate inidonee a fermare l’approvvigionamento del medico. “Nel corso dell’indagine – rende noto la questura – è emerso come alcuni sanitari avessero segnalato gravi perplessità sull’operato del collega, senza che però fossero stati adottati provvedimenti a carico del medico, nonostante l’elevato numero di prescrizioni superiori al migliaio tutte quantificate dalla stessa Direzione Sanitaria”.
Alla luce dell’enorme pericolo a cui venivano esposti sia i pazienti che i colleghi del medico indagato, dopo rapide indagini svolte anche con intercettazioni telefoniche ed ambientali, con sistemi di localizzazione satellitare gps, la Procura ha richiesto ed ottenuto dal Gip e l’emissione della misura cautelare dei domiciliari.
“Nel corso della presente indagine – conclude la questura – è emerso un grande spaccato di illegalità, con un’enorme mole di morfina che il medico infedele si procurava presso le farmacie ed anche tramite l’ospedale stesso durante il turno di lavoro, abusando della sua qualifica nell’esercizio delle sue funzioni. Quanto accertato avveniva anche grazie alla collaborazione di un altro medico di medicina generale e di poche altre conoscenze personali, il tutto agevolato non solo dall’assenza di controlli dal parte dell’Ausl., ma anche dall’assenza di personale sanitario disposto a formalizzare quanto succedesse ai propri superiori, che avrebbero potuto attivare, di conseguenza, i dovuti e necessari controlli ed adempimenti deontologico-disciplinari che avrebbero portato la situazione a non degenerare nel quadro criminale sopra descritto”.