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Calano le imprese giovanili a Piacenza, secondo Unioncamere

Drastico calo delle imprese giovanili a Piacenza. Secondo lo studio di Unioncamere Emilia Romagna, un dato in linea con il trend della Regione. Sul territorio sono attive 1676 imprese al 31 marzo, in discesa rispetto al 31 dicembre quando erano 1880.

TREND REGIONALE

A fine marzo 2020, in Emilia-Romagna, le imprese attive giovanili sono 26.189 pari al 6,6 per cento delle imprese regionali, la quota più bassa tra le regioni italiane. Un dato ancora peggiore del marzo 2018, quando erano 27 mila 681.

In un anno la perdita è di 735 imprese (-2,7 per cento), mentre le altre imprese sono diminuite dello 0,7 per cento.

A livello nazionale, le imprese giovanili scendono a 435.144 (-3,2 per cento), pari all’8,5 per cento del totale, mentre le altre tipologie di aziende subiscono solo una lievissima flessione (-0,1 per cento). Questo emerge dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna. La consistenza della base imprenditoriale giovanile si è ridotta in quasi tutte le regioni italiane. Aumenta solo in Trentino-Alto Adige (+2,4 per cento). Le contrazioni più rilevanti si sono registrate nelle Marche (-5,5 per cento) e in Basilicata (-5,2 per cento). L’andamento negativo delle imprese giovanili appare più contenuto in Lombardia (-2,5 per cento), in Veneto (-2,0 per cento) e in Piemonte (-1,4 per cento).

I settori di attività economica. La diminuzione delle imprese giovanili continua a essere determinata soprattutto dal pesante crollo delle imprese delle costruzioni (-340 unità, -6,9 per cento). A questo si è aggiunta la flessione delle imprese dell’insieme dei servizi (-259 imprese, -1,5 per cento). La tendenza è data dalla decisa caduta nel settore del commercio (-232 imprese, -3,4 per cento), mentre l’aggregato di tutti gli altri settori dei servizi mostrare una leggera flessione (-0,2 per cento). E’ pesante il calo nell’industria (-116 unità, -5,8 per cento), mentre in agricoltura, silvicoltura e pesca c’è una lieve flessione (-20 imprese, -0,9 per cento).

Negli ultimi otto anni, il ruolo dominante dei servizi si è consolidato ulteriormente e la quota delle imprese attive nel settore è lievitata di ben 11,8 punti percentuali, trainata dalla crescita dei servizi non del commercio (+10,0 punti). Nello stesso periodo, è aumentata solo la quota delle imprese attive in agricoltura, silvicoltura e pesca (+2,4 punti percentuali). Al contrario se le imprese giovanili dell’industria in senso stretto hanno visto scendere il loro peso di un punto percentuale, il rilievo delle imprese delle costruzioni è crollato di oltre un terzo (-13,3 punti percentuali), testimoniando delle difficoltà del settore.

La forma giuridica. La riduzione delle imprese giovanili è principalmente da attribuire alla flessione molto ampia delle ditte individuali (-550 unità, -2,7 per cento) e alla contrazione notevolmente più rapida delle società di persone (-7,9 per cento, -141 unità). Le società di capitale hanno messo a segno l’unico, seppur marginale, incremento (+0,4 per cento). Anche cooperative e consorzi hanno subito un’ulteriore e più pesante contrazione (-19,6 per cento). Negli ultimi otto anni, il rilievo delle società di capitale è aumentato di 7,8 punti percentuali, quello delle cooperative e consorzi è sceso di 3 decimi di punto, mentre il peso delle ditte individuali si è ridotto di 3,6 punti percentuali e quello delle società di persone di 3,9 punti percentuali.

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