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Caporalato nella bassa piacentina: arrestati due cittadini stranieri

Gli operai erano costretti a lavorare fino a 12 ore consecutive nei campi, con temperature superiori ai 30 gradi e a fronte di una retribuzione di soli 5 euro all’ora, ben al di sotto dei minimi contrattuali

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Due cittadini stranieri, rispettivamente di 53 e 27 anni, sono stati arrestati nella mattina del 19 marzo 2025, con l’accusa di sfruttamento del lavoro e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’indagine, condotta dai carabinieri della Stazione di Cortemaggiore e dal Nucleo Ispettorato del Lavoro (NIL) di Piacenza, ha portato all’emissione di una misura di custodia cautelare in carcere, dopo mesi di indagini iniziate nell’estate del 2024.

I due arrestati, residenti in un comune della provincia piacentina, avrebbero approfittato della vulnerabilità di alcuni connazionali, impiegandoli come braccianti agricoli in condizioni di sfruttamento estremo. Gli operai erano costretti a lavorare fino a 12 ore consecutive nei campi, spesso sotto temperature superiori ai 30 gradi, senza ferie o giorni di riposo. Il tutto in violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, poiché i lavoratori non erano dotati dei dispositivi di protezione previsti e non avevano effettuato i corsi obbligatori.

La retribuzione? Soli 5 euro all’ora, ben al di sotto dei minimi contrattuali. Ma non finisce qui: i due arrestati avrebbero trattenuto ulteriori somme ai lavoratori, giustificando queste “deduzioni” con presunti costi di locazione e spese burocratiche. Alla fine, gli operai guadagnavano tra i 200 e i 500 euro al mese, cifre del tutto sproporzionate rispetto agli sforzi richiesti.

Secondo quanto emerso dalle indagini, il sistema di sfruttamento era gestito attraverso una società intestata alla moglie del 53enne e coinvolgeva lavoratori di età compresa tra i 25 e i 67 anni, tutti connazionali degli arrestati. Inoltre, i due avrebbero richiesto tra gli 8 e i 10 mila euro a chi desiderava ottenere un permesso di soggiorno temporaneo. Una volta scaduto il permesso, i lavoratori venivano mantenuti in uno stato di irregolarità e sfruttati ulteriormente, senza mai ricevere il supporto promesso.

A peggiorare la situazione, uno dei due arrestati avrebbe minacciato le vittime per impedire loro di collaborare con le autorità, una volta scoperto che le indagini erano in corso. Durante le perquisizioni, i carabinieri hanno sequestrato materiale amministrativo e informatico ritenuto utile per approfondire l’inchiesta.

Il fenomeno del caporalato, ben noto nel settore agricolo, emerge ancora una volta come una piaga che mina la dignità e i diritti dei lavoratori. I due arrestati sono stati condotti al carcere delle Novate, dove resteranno a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

(Immagine creata con AI)

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